mercoledì 30 aprile 2008

3° lezione. Video e complotti

Ultima parte della lezione più leggera ma concreta: occhiata a dagospia.com, aperto nel '99 da Roberto D'Agostino, oggi uno dei pochi esempi italiani di blog che fanno informazione (perchè da noi è antieconomico: se un free lance pubblica in rete, il giornale non gli compra l'articolo, si limita a copiarglielo). Oltre al gossip e alla cronaca rosa, rassegna stampa e molte citazioni(ovvro copia- incolla) di giornali on line (anche stranieri).
Dalla povertà italiana alla ricchezza americana. I due candidati premier democratici (Obama e Clinton) dimostrano di aver capito bene la differenza fra un sito e un blog, e di saper usare quest'ultimo in tutte le sue proprietà (non sia mai detto che l'aggiornamento non è più che quotidiano; e provate a chiedere a qualche politico italiano se risponde ai commenti che vengono fatti sul suo blog, ammesso che ne abbia uno).
Chiusura da grande fratello: "tutto quello che fate, dove navigate, da dove arrivate su un determinato sito, quali link vi attraggono, per quanto tempo vi soffermate su una pagina...LORO sanno tutto, vi studiano e vi analizzano, e presto scopriranno il vostro profumo preferito per la lettiera del vostro gatto!"...non ci resta che attendere. O era piangere?

3° lezione. Blog o sito internet?

Piccolo inciso, per una cosa come al solito banale per tutti, facile per nessuno. Riassumento le differenze fra le due tipoliogie di comunicazione, un blog è:

  1. Gratis
  2. Più semplici e immediati da usare
  3. Struttura più lineare (quasi solo scroll)
  4. Nasce in un attimo

mentre un sito internet è:

  1. Dominio a pagamento
  2. Richiede un minimo di conoscenze di programmazione (HTML)
  3. Struttura più complessa
  4. Nasce da un progetto

In particolare il punto 4 chiarisce il motivo per cui i blog sono più soggetti a caducità dei siti: si è più disposti ad abbandonare all'oblio qualcosa su cui si è lavorato duramente (investendo magari anche economicamente) o qualcosa nato per caso e costruito con poco investimento di tempo e denaro?

3° lezione. Mondo blog, mondo Grillo

Parlare di blog in un blog. Più difficile di quanto sembri. Forse sarebbe meglio parlare di blog con un blog. Ma siamo esseri imperfetti, e nella nostra imperfezione vogliamo perseverare: perciò sotto con la terza lezione.
Dopo un rimando d'obbligo al lemma blog di wikipedia (uno dei più gettonati fra la nostra cyber-classe), dove sono ben snocciolati tutte le tipologie di blog (Ultime parole famose: "più rara quella commerciale, non penso che ci sia un blog che propone rubinetti"), affrontiamo l'argomento servendoci dell'esempio Grillo. Attivo da 7 anni, il blog del comico genovese è fortemente all'avanguardia nel panorama italiano, soprrattutto per il rapporto che ha saputo instaurare con il proprio pubblico e per la capacità di mobilitazione che ha dimostrato di possedere. Le origini di beppegrillo.it sono comuni alla maggioranza dei blog, i cosiddetti blog a obbiettivo (talvolta politico se in concomitanza con elezioni, più spesso di protesta, come nei casi dei NO TAV, i NO inceneritori, i NO base NATO). In sostanza i grandi temi che Grillo aveva iniziato a trattare con i soli obbiettivi di sensibilizzare il pubblico e raccogliere informazioni su grandi temi (gli stessi che sarebbero poi stati il contenuto dei suoi spettacoli teatrali). Da questa tasto particolarmente sensibile in un certo utente italiano della rete, Grillo ha mosso i suoi primi passi in rete, poi rivelatesi scelte più che azzeccate. Due le parole chiave: aggiornamento e coesione. L'aggiornamento del blog, che deve avere e ha assunto frequenza molto elevata, non è però da considerarsi solo nel senso temporale. Fondamentale anche la scelta degli argomenti dei post, che tendono tutti nella stessa direzione, convogliandosi per determinate occasioni (vedi i 2 vaffa day) su un unico tema principale. La coesione, ancora ben lungi dall'essere comletamente realizzata all'interno della rete, è stata portata sul piano del reale, dove oggi solo è percebibile e dove solo può acquisire un peso politico di un certo rilievo. La mobilitazione ha fruttato le decine di migliaia di persone nelle piazze durante V-day e V2-day, le centinaia di migliaia di firma per i referendum, un innumerevole quantità di meet up (tanto da far passare il significato di questo termine da "network sociali nati a fine anni '90 che uniscono grazie alla rete persone accomunate da interessi particolari" a "amici di Grillo")

martedì 29 aprile 2008

La Repubblica delle quote rosa

La XVIII legislatura ha visto un aumento delle donne in Parlamento. Alla Camera si è passati dal 17 al 22%, ancora molto al di sotto della media europea e delle eccellenze scandinave. Curioso riscontrare allora come repubblica.it proponga con un fotoservizio gli arrivi dei deputati per il primo giorno sui banchi. Di 28 scatti inseriti nella photogallery ben 14, esattamente il 50%, ritrae parlamentari donne. Che siano più graziose e fotogeniche? Che siano più narcisiste e impazienti di mostrarsi? Può essere. O non sarà piuttosto una mossa al politically correct di repubblica.it? La risposta, come dovrebbe sempre essere, all'occhio attento del lettore. Mi limito ad aggiungere che nelle prime 7 fotografie (di cui 4 in gonnella) sono presenti anche un deputato di colore (l'unico eletto) e una portatrice di handicap.

mercoledì 23 aprile 2008

2° lezione. Davanti al video

Per l’ultima parte della lezione ci siamo spostati nel laboratorio informatico, dove abbiamo potuto toccare con mano (anzi, con mouse) gli argomenti che avevamo appena trattato. Abbiamo analizzato le pagine di apertura di Corriere.it, Repubblica.it, laStampa.it, ilMessaggero.it, giornAl.it, ilsole24ore.com, confrontandoli fra di loro e con organi di informazione stranieri (quante più parti scritte nei siti tedeschi e quante poche immagini in quelli inglesi!).
Conclusione di rito della serie “l’erba del vicino è sempre più verde” (che se poi è davvero così, perché negarlo?) con la simpatica abitudine tutta italiana di confondere con ogni mezzo i messaggi pubblicitari con la parte di informazione vera e propria. Ah, les Italiennes!

PS: ho linkato alcuni dei termini che mi sembravano più interessanti rimandando a pagine web in cui erano spiegati in maniera sufficientemente breve ma completa. I termini sono stati scelti secondo l’aulico criterio “secondo me questa cosa la può chiedere all’esame”… so che non è nobile, ma se l’insieme dei blog che sto contribuendo a formare deve essere il nostro libro di testo, almeno facciamocelo bello e (possibilmente) comodo.

2° lezione. Concretizziamo

Scendendo al concreto abbiamo analizzato i giornali on line da noi più frequentati (sopra tutti Corriere.it e Repubblica.it). Il primo è leader per utenti unici (3 milioni le persone che nell’ultimo mese hanno avuto accesso almeno una volta al giorno al sito). Il secondo guida la classifica del maggior numero di accessi ai propri articoli (5 volte più della testata rivale), fonte Audiweb.
Le differenze non sono poche: a Repubblica.it lavora la stessa redazione del giornale cartaceo: oltre alla naturale trasposizione degli articoli dal quotidiano alla versione digitale, si punta sulla rapidità del’aggiornamento della prima pagina. Corriere.it si appoggia invece ad un service esterno che cura l’edizione on line riportando gli articoli dal quotidiano. L’aggiornamento della prima pagina è più lento: la notizia principale può galleggiare nel posto dell’apertura per oltre mezza giornata.
Nonostante i problemi solo abbozzati del pubblico di Internet (difficoltà di scambio dell’informazione, interattività più presunta che reale), entrambe le testate hanno avuto ottimi risultati grazie soprattutto agli investimenti sulla complementarietà fra cartaceo e on line (giornale-sito internet).

2° lezione. Quale linguaggio?

Proprio sul linguaggio del giornalismo on line si è spostata la discussione nel secondo momento della lezione. La consuetudine della trasposizione degli articoli apparsi sul giornale cartaceo nella versione on line è sintomo di questa carenza. Un linguaggio del giornalismo on line non esiste ancora. Internet è ancora percepito solo come un nuovo mezzo, non come n uovo linguaggio. Su questo fronte qualcosa si sta muovendo nel mondo anglosassone, ma in Italia si è ben lontani dalla creazione di un linguaggio del web journalism. Anzi, nel nostro paese la situazione è ancora peggiore: a causa del digital divide, chi scrive per la rete sa di rivolgersi ad una minoranza elitaria. Quando il linguaggio di Internet si svilupperà, lo farà nella direzione di una propria banalizzazione, con lo scopo di allargare la fascia di pubblico.
Ma che il pubblico non voglia la notizia nuda e cruda è dimostrato dalla scarsa frequentazione dei siti delle agenzie di stampa. Perché chi si aggiorna sul web non si connette al sito dell’autorevole ANSA piuttosto che a quello di ADKRONOS? Perché quello che cerca non è solo la news, ma anche come la news gli viene cucinata e con quale linguaggio gli viene servita.

2° lezione. Carta vs schermo

La prima parte si è sviluppata su un confronto parallelo tra giornalismo on line e giornalismo tradizionale. Molte le differenze evidenziate: tempestività rispetto agli avvenimenti, punto forte di internet; velocità di lettura, nella quale ormai i quotidiani cartacei, con infographic e articoli più brevi (sulla scia della Free Press) hanno diminuito lo svantaggio; multimedialità, regno incontrastato del web journalism nonostante gli sforzi dei giornali tradizionali (full color e immagini sempre più grandi); interattività (con gli editoriali trasferiti sul sito del quotidiani con possibilità di postare commenti, quasi lettere al direttore tecnologizzate, ma anche con i blog “incommentabili” e i commenti vincolati a registrazioni piuttosto che al vaglio di una redazione). La conclusione cui si è giunti è che i due mezzi non sono opposti ma complementari. Ai quotidiani ci si rivolge con maggior consapevolezza, dandogli maggior fiducia: l’acquirente abituale sa cosa aspettarsi dal proprio giornale e sa che sono garantiti determinati standard di qualità, per esempio sulla veridicità delle notizie (si tende molto più frequentemente a dire “l’ho letto sul giornale” che “l’ho visto su internet”).L’informazione sul web ha invece una prerogativa più personale e libera: libera (o apparentemente libera) perché ciascuno può entrare nelle notizie che gli interessano, personale perché ognuno può giungere ad una news da qualsiasi punto della rete (non come in un giornale tradizionale, dove si arriva a pagina 4 solo dopo aver sfogliato pagina 1, 2 e 3). Ma se il cyber-lettore arriva ad un articolo senza passare attraverso le restanti pagine di notizie non si rischia una disorganicità dell’informazione on line? La risposta sembra essere sì, soprattutto a causa della mancanza di un adeguato linguaggio del web journalism.

Seconda lezione. Intro

Buona la seconda. Mancato alla lezione inaugurale, lunedì mi sono immerso finalmente nel mondo dell’informatica applicata al giornalismo. Entrare in un discorso già iniziato ha dei lati negativi, soprattutto delle difficoltà: spero di poter sfruttare chi era presente per recuperare.
Dopo questo breve premessa è il momento di entrare nelle questioni che sono state trattate nella lezione di lunedì 21 aprile. Quando ho iniziato a scrivere non pensavo di produrre tanto...perciò, per comodità mia e del lettore divido il riassunto della lezione in diversi post, il cui titolo spero sia eloquente.

Dichiarazioni d'intento

Non ho mai tenuto un blog. Non ho un’idea precisa di ciò che sia meglio scrivere qui. La mia intenzione era quella di carpire da qualcuno un consiglio, un ispirazione, uno spunto. Niente di più complicato, se non altro per la difficoltà di rendere a parole la complessità di un blog.
Candidamente ammesso che nei contenuti sarò vigile sui lavori dei miei colleghi, ancor più a cuor leggero dichiaro la mia intenzione a cogliere ogni suggerimento per quanto riguarda la gestione e l’abbellimento del blog, che spero cresca nel corso di questa nuova esperienza.
Buon blog a tutti!