venerdì 25 dicembre 2009

Amore e Natale in frontiera

I can't do everything, but I'd do anything for you.
I can't do anything except be in love you. (Mark Knopfler, 1980)

Benvenuto tra noi. Benvenuto nel posto che forse più di molti altri abbisogna della sua presenza. Benvenuto tra coloro che hanno fatto del male al prossimo, e che ora cercano il riscatto nella sofferenza. Benvenuto tra i poveri, quelli che sanno di non esserlo abbastanza per potersi chiamare beati. Benvenuto anche fra quelli che credono di non credere, eppure anche loro oggi sono qui in mezzo a noi. E infine, benvenuto tra quelli che credono di credere più degli altri, e che ora gioiscono doppiamente visto che sono stati nominati per ultimi.
Buon Natale a tutti, e in particolare a quelli che, come le nostre famiglie, soffrono in questa giornata a causa nostra. (Milan Mazic, 3° reparto, 2009)


sabato 19 dicembre 2009

Candido Dante

Notte fredda. Ratta s'apprende.
Sonno e speranza.
Sveglia all'alba.
Precoce. Atroce.
Soffice. ovatta.
Primizia crescente, lucida insiste.



Arte portata, fissa gitana.
Schiude le porte. Pochi attraverso.
Calma immutata. Poi,
Rapida.
Sola.
Sciolta.


domenica 6 dicembre 2009

Voltare pagine

Ieri sera mi sono addormentato senza guardare la televisione. Dopo un po' di sere, mi sono imposto di scamparmela. Però non ho dormito presto lo stesso. Ho letto un libro. Anzi, ho finito di leggere un libro. Era sul mio comodino da un paio di mesi. Insieme ad altri tre. Tutti iniziati. Quattro libri insieme non li avevo mai cominciati. C'è un libro di Enzo Biagi, trovato nella libreria. Vecchio e mai letto da nessuno, un libro omaggio. Racconti di giornalista, quadri di vita di chi l'ha vissuta davvero, partendo dal piccolo borgo. Colpi di pittura a ritrarre realtà sempre più importanti, a reggere il pennello un grande talento e una grande umiltà. Ma il paragone affossa, meglio fare un passo alla volta. Poi c'è il romanzo del premio Nobel di quest'anno. Non perchè abbia vinto il premio Nobel, o almeno non solo. Perchè io, al paese dalle prugne verdi, ci sono legato mica poco. Là ci sono tanti amici, e anche qualcosa di più. C'è nato l'autore del libro più bello che abbia mai letto. Ci ho trascorso tanti bei momenti, ho incontrato tante belle persone, e anche qualcosa di più. Poi c'era Fahreneit 451, quello che ho finito ieri sera. Perchè mi ricordavo il titolo di un film di Truffaut, che non ho visto. Però, di Truffaut avevo visto un altro film, si chiamava "Gli anni in tasca". Ricordo ancora il titolo originale, L'argent de poche, l'avevo trovato più giusto, allora, quando nel bislungo laboratorio di nonsocosa delle medie fissavo il televisore poggiato sul carrello metallico. Che poi di Truffaut non ho più visto niente, spaventato dall'opinione positiva che qualcuno di noioso aveva del suo cinema. Però quando ho visto il titolo, in una libreria non mia, il dorso granata, il fuoco in copertina, allora l'ho aperto. E l'incipit, non c'è niente da dire, è proprio bello. Arrivare all'ultima pagina non è stato facile, ma adesso che l'ho finito si è liberato un segnalibro. Così sono andato oltre pagina 1 dei Racconti di Kolyma, di Salamov. Ne ha parlato Saviano, e ho pensato potesse essere interessante. Lo è. E' stato così anche per il libro di Saviano, ne parlavano tutti e ho pensato che potesse essere interessante. Lo era, ma non so dire se più o se meno. E vado avanti così.



Infatti sembra che si vada avanti. Si scrivono delle pagine di tesi. Ma si fanno anche tante cose che si facevano un anno fa. Comprare un sacchetto di caramelle tonde, bianche e polverose alla menta. Guardare film e partite su un computer. Svegliarsi tardi la domenica, farsi la doccia, uscire, rientrare e mettersi a suonare la chitarra. Mangiare, sempre la domenica, una baguette calda. E tante altre cose. Che poi se apri ancora di più, c'è da perdersi. Tipo stasera, che ho visto Billy Elliot in Tv mentre facevo altro, come decine di volte in cui gli facevo fare il compagno di studi nelle notti prima delle interrogazioni.

E ci sono cose che non sono proprio le stesse. Come la domenica pomeriggio, che è sempre sonnacchiosa e piena di tristezza, ma non più con la sensazione dell'imminente fine di qualcosa di bello. Oppure il fatto che le azioni non provocano i risultati che ti attendi. Perchè uscivo, e c'era freddo. Pedalavo e sudavo, e prendevo freddo. Che poi ero sempre in maglietta sotto la giacca perchè dentro faceva un caldo incredibile. Quindi anche gli sbalzi di temperatura non me li toglieva nessuno. E il mangiare irregolare, poco e male. Uscire a piedi nudi per prendere una birra nella fioriera usata come ghiacciaia. Aprire quattro finestre per cambiare l'aria. Andare a giocare a pallone a novembre poi farsi due chilometri in bici sudati. Tutto questo e non succede niente. Poi arrivo a casa, macchina per andare ovunque, pigiamino e pantofole, pasti mezzogiorno e sera, termo di fianco al letto, e vado a prendere il raffreddore. Ma vaffanculo.

In fondo, comunque, si va avanti.

martedì 24 novembre 2009

Non c'è niente da ridere

Via Emilia. Auto. Radio. Giornale radio. "Campegine. Furto in abitazione. Malviventi con il volto contraffatto e nessun accento si sono introdotti...". Io rido. E penso a quanto la visione della realtà sia soggettiva. Che cavolo vuol dire volto contraffatto? Cos'è, 'made in china'? C'è scritto sopra Docce & Gasbana? E cosa vuol dire nessun accento? Ok, che non erano africani, slavi, rumeni, asiatici (ma neanche francesi, svedesi e di alcuni cantoni della Svizzera). Però non penso che si possa dire senza accento alla leggera. Cioè: io mi considero senza accento, come penso faccia qualsiasi persona. Ma se mi sento registrato, perfino io mi rendo conto che fra me e una dizione mediocre c'è una discreta distanza fatta principalmente di esse. Quindi nessun accento vuol dire: uno di Campegine mi è entrato in casa e mi ha rapinato.
Ho pensato tutto questo in una frazione di secondo, mentre aspettavo che un furgone decidesse se voltare a destra o a sinistra. E' un pensiero, una cazzata.

Ma non ci trovo niente da ridere.

Perchè anche se è stupido, è pur sempre un pensiero. Mi viene da pensare sempre quando mi muovo. Allora, visto che ho sempre professato che per scrivere di qualcosa la si deve prima vivere, forse sono fatto per viaggiare. O forse non sono fatto per pensare, quindi non dovrei muovermi (e scrivere, ma non lo dite in giro).

La differenza, l'ago della bilancia, potrebbe essere che, di regola, la carica, l'energia, l'intraprendenza, la voglia di fare, mi vengono quando sono fuori. Però. In realtà non è che tutte queste carica energia intraprendenza voglia mi portino poi realmente a fare qualcosa. Se nella realtà nulla cambia, si deve decidere guardando al pensiero. E viene naturale preferire il vuoto dell'immobilità, perchè è molto meno penoso un'iniattività che viene da una mente vuota rispetto a una che vince progetti e propositi.

Intervallo - Giusto per chiarezza, scrivo queste cose lontano da casa, fuori, in movimento. Altrimenti, è ovvio, non starei pensando. Lo dico soprattutto per evitare che qualcuno che viaggia più di me (sopra e sotto) mi accusi di ipocrisia.


La speranza ce l'ho stampata addosso, più della pelle, più della maschera
Cazzo. Nostalgia. Che è come un muoversi nel tempo, nella memoria. E quindi viene da pensare. Che è male se sai che facce note si ritroveranno in luoghi noti, insieme. E tu non ci sarai. Mentre un altro 24 novembre c'eri, ci sono le prove, e non sono neanche troppo lontane da qui. Ma per questo fanno ancora più male. Perchè fanno viaggiare e fanno soffrire.

Leggere risolve molti problemi. Tornare li risolve tutti. Spegne la mente, e la fa stare bene.


La Moleskine è un marchio registrato. La Moleskine sta in tutte le tasche, anche quelle posteriori dei pantaloni. In emergenza anche in quelle davanti. La mia Moleskine non ha odore. Sono arrivato alla pagina della mia Moleskine in cui era ripiegato l'avanzo del segnalibro. E' scuro e color vinaccia. Vista controluce, la mia Moleskine ha sei coppie di piccoli forellini, lungo i tre margini senza rilagatura. E' il segno dei miei denti, quando le mie mani non bastavano più a sostenerla.

sabato 14 novembre 2009

Procurare riso per procura

Metti che ad un party non si presentino a suonare gli Evanescence. Grande scandalo. Che poi uno se lo poteva aspettare, con un nome così. Metti che ad un altro party non si presenti uno che evanescente lo è solo di fatto, non di nome. Molto meno scandalo, ma qui c'era da aspettarselo di più. Ma dispiace lo stesso, anche a lui.

E mentre qualcuno ha deciso di fare l'Uomo del Monte (prometto di farvi sapere se alla fine "ha detto sì"), lo sgusciante si scervella su come portare il suo inutile contributo al conciliabolo. Si sa che quando Google fallisce, ci pensa Dio. Ma in questo caso basta Google. Anzi, basta il suo fratellino-schiavo Youtube. E bastano tre, seplici, incredibili parole. Literal Video Version.

E' iniziato tutto così


Poi è arrivato lui.


Quindi i mitici.


Ma il capolavoro, come sempre, si tiene per la fine.

A quel punto mi ispirai. E spirai.

martedì 20 ottobre 2009

Sentire

Si va avanti. O almeno, è il tempo che va avanti. L'orologio gira. E a me gli orologi sono sempre andati larghi. Colpa del polso piccolo. Adesso mi vanno stretti. Colpa del domani. Non è mai troppo tardi per iniziare a pensarci. Forse è sempre troppo presto. Anche se sull'autobus i ragazzi che ti urtano ti dicono "mi scusi".

Ho la memoria prettamente visiva. Ricordo i visi, dai visi risalgo ai nomi, e penso di ricordarmi i nomi proprio vedendoli scritti nella mia mente. Questa è una dote utile, e mi rende spesso arrogantemente oroglioso. Con le orecchie invece sento nell'incoscienza. Non ci capisco niente, imito le note in maniera ridicola, i meccanismi della comunicazione mi sfuggono. Eppure è con la musica che riesco a piangere.

Anche se è il mio senso razionale, la vista ama il bello. Che non sa creare, ma sa apprezzare. Per questo ho grande rispetto dei fotografi. Del grande talento della Fra, indiscusso. E del mio amico S. Uno che se proprio non l'ha già trovato, almeno è più vicino di me a Godot. O almeno a me piace pensare così.


In bocca al lupo per la tua nuova avventura (sei aggiunto fra i blog amici, tienici aggiornati).

giovedì 1 ottobre 2009

Questione di scelte

Se avessi scelto di non fermarmi a giocare a tabù.
Se mi fossi infilato le scarpe slacciandole, invece che forzando pelle e fibbia.
Se avessi indugiato più sulla porta.
Se avessi deciso di rimandare a domani il pieno alla macchina.
Se avessi scelto i 20 euro che sporgevano dal mio portafoglio, invece de 50.
Se non avessi insistito e trafficato per far entrare quei 50 litri scarsi nel mio serbatoio da 45 abbondanti.
Se mi fossi fermato per togliermi il portafoglio di tasca.
Se non fossi partito così deciso.
Se non avessi avvertito qualcosa un attimo prima. Se non avessi rallentato appena.

Allora mi sarei perso quello spettacolo. La notte fonda, la curva dopo la discesa, nota e seducente. Il casolare sulla sinistra, con la siepe alta e folta e la meridiana sulla facciata di mattoni. La piccola strada che si inerpica a destra, fra case basse e ricche. E in mezzo lui, un maestoso esemplare di cervo, le ampie corna, le zampe agili. Un balzo ed è in mezzo. Prima di spiccare il secondo gira leggermente la testa alla sua destra. Ci sono io coi miei due fari, chissà cosa pensa. Un attimo ed è sparito, perso in un prato che nessuno sembra mai aver calpestato, che fino ad allora sembrava inutile, che deve essere stato pensato proprio per lui, adesso.

La curva si raddrizza, la strada sale. Incrocio un'altra auto. L'auto di uno che non vedrà. Se solo avesse scelto...



Ho dei flash di un anno fa. In certi momenti è tutto così dannatamente uguale. Skype mi dice che c'è un amico qua e un amico là. Ho voglia di stare solo e passo tanto tempo davanti al computer. Ho voglia di andare in bici più di quanto non faccia. Viene buio presto e non ho fame ma mangio. E ogni tanto mi sdraio sul pavimento.
Tutto cambia un cazzo. Non lo so... il portatile è più rotto e più lento, io sono solo più stanco e inconcludente, più schifoso a suonare la chitarra e più vecchio.

Solo perchè non crediate che la vita (la mia nello specifico) fa schifo, affermo orgoglioso che oggi ho fatto una delle risate più comiche della mia vita. A tanti è capitato di ridere mentre stavano bevendo, finendo poi per sputare nebulizzato il liquido più o meno alcolico. A me è capitato solo di vedere queste persone. Io non stavo bevendo, ma l'umorismo mi ha preso alle spalle così bene che ho sputato quello che non avevo. Sul pavimento del bagno. Vi auguro migliori effetti.

[Immagine]
Sarà perchè stasera ricomincia il dottor House.


martedì 15 settembre 2009

Freddo

Stasera, stanotte, ho voglia di scrivere. Perciò ecco queste righe, sasso lanciato nell'acqua calma da tempo. Righe stanche e lunghe come il silenzio che le ha precedute. E come il caldo.

E' cominciato proprio con il caldo, o meglio, con la pioggia che se lo è portato via.
Ore infinite e inutili per rimettersi in sesto, l'acqua a darmi un motivo dannatamente valido per non uscire, per non far niente, per non pensare.
Poi, molto più tardi, l'odore di nebbia che sta cercando la forza di scendere a terra e la manopola del riscaldamento della macchina che dopo mesi si sposta deciso a destra.
In mezzo, la rivelazione. Seduto su una panca di legno, la schiena curva, mi guardo i piedi. Quei jeans non li mettevo da un po'. L'orlo sfrangiato disegna una ragnatela sulla scarpa marrone. Una ragnatela che conosco troppo bene, che è nata e cresciuta con me. Un anno fa, di questi giorni, quei jeans cominciavano già ad andarmi più larghi. Fino a dover passare all'ultimo buco della cintura. Poi neanche lei è bastata e i pantaloni hanno cominciato ad abbassarsi e a strofinarsi con la noncuranza di un ragazzo solo contro un terreno più freddo e fangoso di quello cui fino ad allora ero abituato, perlomeno in autunno. Sento con gli occhi, come fossero ora, le tante volte in cui quell'orlo si è bagnato e sporcato di sabbia, quando da una pozzanghera ignorata l'acqua si arrampicava con perfido impegno fino a metà polpaccio, quando un brandello di tessuto ancora parzialmente attaccato e già totalmente ghiacciato mi impediva di accavallare le gambe su di un treno sempre caldo e silenzioso, quasi sempre solitario. E ricordo come ora il giorno in cui 'ho deciso, adesso lo taglio', il contatto delle forbici di plastica blu con le mie dita, l'emozione infantile del momento, la paura del sapere che non si torna più indietro. E alla fine va bene così...

E mentre penso alla mia Olanda con i jeans che maledettamente non mi stanno più così maledettamente larghi, sembra che il mondo mi voglia qui con sè, mi chiama, mi carica, mi dà qualcosa da fare. E alla fine va bene così...

Dopo 6 mesi ho cambiato cd in macchina. Autunnale e bello da farmi quasi commuovere.

martedì 26 maggio 2009

Donne e motori

Ho alcuni pensieri per la testa. E siccome riguardano gli unici due argomenti che, in Italia e in questo momento, sono più importanti del caso Noemi, ho deciso di scriverne un po'.

Penso ci sia molta mistificazione, ignoranza e pregiudizi riguardo Supercar. Numero uno la sproporzione della zona sotto il cavallo di David Hasselhof, le cui gambe rappresentano in lunghezza più dei 4/5 del corpo totale. Poi l'annosa questione, sollevata (anzi, sbottonata) dalle camicie primi anni ottanta: sono i riccioli del petto un prolungamento dei capelli o è la chioma leonina solo un riporto del villo toracico? La sezione curiosità di wikipedia propende per la prima ipotesi. Seconda domanda, che per avere una risposta esauriente ha dovuto attendere l'introduzione su larga scala di Google Earth: ma quante cazzo di strade diritte in mezzo al deserto con il cactus a destra e il cespuglio rotolante a sinistra ci sono negli Stati Uniti? E poi uno sfogo: chiaro che il successo della serie va alla rotondità degli occhi azzurri del belloccio e alla rotondità dei sederi vari (ma sempre a vita alta) delle bellocce; ma perchè nessuno ha mai esaltato i due veri artefici del successo di Supercar, quel nano che guidava seduto sul pianale quando si giravano le scene in cui KITT viaggia senza pilota e il gemello ancora più sacrificato, che sdraiato fra l'albero a camme e i pistoni sussultanti teneva le mani a coppa davanti alla bocca per dare voce alla supermacchina nelle scene in cui questa dialoga con Michael.

Passiamo al capitolo più d'attualità: Fiammetta.
1)ma come cazzo suoni?
2)perchè guardi con bramosia quei tre ragazzi, che, per fargli un complimento, bisogna parlare delle loro collane? (o in alternativa: chi è il tuo oculista?)
3)perchè una che gestisce un bar dovrebbe ritenere un onore suonare con una banda di disgraziati e soprattutto dove troverebbe il tempo per provare e d esibirsi (considerato anche che i tre fanfulladalodi non abitano proprio vicinissimo alla tua attività commerciale visto che ci hanno messo una settimana a raggiungerla, tra l'altro attraversando una paio di volte quelle cazzo di strade dritte e ein mezzo al deserto che pullulavano negli Stati Uniti dei primi anni Ottanta)?

Solo per la 7 e la prima barzelletta.

mercoledì 20 maggio 2009

C'è un tempo per

Dopo aver lavorato per uno stage di 125 ore (giorni per ore, 27x8=?).

Dopo aver scoperto con sgomento che Fabio Caressa è sposato con Benedetta Parodi.

Dopo aver pranzato, cenato, grigliato, spuntinato, merendato, colazionato, rispuntinato e gelatato, quindi esseremi arrotondato.

Dopo aver rispettato io il genero di papi e lui proprio papi.

Dopo aver dormito guardando l'arrivo del Giro d'Italia.

Dopo aver letto in più occasioni Repubblica.it dalla prima all'ultima riga.

Dopo aver abbandonato la chitarra.

Dopo aver abbandonato il lavoro per la tesi.

Dopo aver ripreso con inquietudine lo studio per gli esami.

Dopo aver imposto la mia falsa autorità a un neonato.

Dopo aver intervistato gente importante ed invidiato il ciuffo perenne di Pietro Vignali.

Dopo aver guardato l'ennesima partita in streaming del Parma.

Dopo aver lavorato sui pettorali e aver rischiato una candidatura alle europee.

Dopo aver maledetto il mio telefonino.

Dopo aver inseguito le parole di Gian Antonio Stella.

Dopo aver visto Venezia. Sempre Venezia.

Dopo aver arrossato ed abbronzato la mia pancia.

Dopo aver trovato, ancora, meno motivi per piangere che per ridere.

Dopo tutto, sono ancora qua.


giovedì 2 aprile 2009

Impressioni esaurienti

Ero in macchina e pensavo a come si percepiscono le altre auto quando si affrontano le rotonde. Non le guardi, sai che sono in un punto; azzardi con buona approssimazione che andranno in questa o quella direzione. Un po' come quando un'auto ti supera in autostrada. Se è esattamente di fianco a te non la vedi nemmeno negli specchietti laterali, devi sapere che è lì.
E fin qui niente di speciale.
Poi però ho pensato alla visione periferica. Ho fatto la prova guardandomi le mani mentre le allontanavo sempre di più, a destra e a sinistra, dal centro del mio campo visivo (la strada, ovvio, era diritta e poco trafficata). Ok, non male. Ma non male secondo che criterio? Nel senso: io non ho la più pallida idea di come sia l'ampiezza del campo visivo medio. Fin dove si deve spingere la mia visione periferica per essere considerata normale? Una bella frase di Paul McCartney che mi ha colpito ormai tanti anni fa è: "Non posso dire quanto sia speciale essere un Beatles semplicemente perchè non so cosa voglia dire non essere un Beatles".

Io ho pensato fino all'età di 11 anni di essere la sola persona al mondo a deglutire. Non ne ero nè fiero nè spaventato. Semplicemente credevo che fosse così.

Ho iniziato una berlla avventura, che mi fa uscire di casa la mattina alle 8 e tornare a casa la sera alla stessa ora. E per sfortuna del povero lettore, mi ha rinverdito l'abilità di digitazione, quindi le dita riescono a star dietro al pensiero, con il risultato che scrivo di più. Sono carico, contento.




Però c'ho una sensazione addosso di cose che cambiano che non riesco a ignorare. E allo stesso tempo una sensazione di altre cose che non cambiano che vorrei poter smentire.

Che la veda solo io la nube nera che da stamattina schiaccia le montagne a terra?


La piccola carica della sera. Leggera.

venerdì 27 marzo 2009

Grandi passi

Masterizzato finalmente un cd con le canzoni che rappresentano il mio Erasmus. Messo in macchina e ascoltato finalmente sotto un bel sole, ripensando. Poi finalmente riso come un idiota, da solo. Ripensando.

La mia pelle ha di nuovo, finalmente un colorito accettabile. Merito di una due giorni di studio/lettura/sonnellini fra balcone e giardino. Bella vita, adesso.

Finalmente ho mangiato i tortelli di Pietranera. Sono 6 tipi, difficili da ricordare e facili da mangiare. C'è stato spazio pure per il dolce.

Berlusconi ha finalmente ripreso a fare battute. E ricominciato a indossare cappelli buffi. Mattatore.

La strana coppia ha finalmente "scritto" un nuovo post. E incanalato un po' di energia in maniera editoriale. Canonici.

Avanzamenti sostanziali nella carriera universitaria. Libri da biblioteca: ci sono. Realtore per tesi: c'è. Contatti per tirocinio: ci sono. Documenti post Erasmus: ci sono (più o meno).

Sono andato a farmi visitare la spalla finalmente. Ora sono vecchio dentro e anche fuori: nel referto il medico ha usato la parola artrite -o artrosi, boh-.

Napoli ha finalmente il suo inceneritore. L'emergenza rifiuti è finita (e io ci credo!).

E io sono finalmente zio. Edoardo.

mercoledì 18 marzo 2009

Geniale. Schifosamente geniale

Il nostro premier ha evidentemente elaborato una iniziativa anticrisi molto controversa. La possibilità di allargare di una buona percentuale la cubatura della propria abitazione rischia di diventare un beneficio solo per chi possiede ville e villoni. Che è la parte più benestante e già tutelata della società, accusa l'opposizione. Ma almeno si fa girare l'economia, l'edilizia e tutto il suo indotto, si difende il governo.
Quello che nessuno ha notato, o perlomeno nessuno ha fatto notare, è che il nostro premier ha avuto l'idea da uno spot pubblicitario. La cosa è davvero palese.

Minuto 0:09, forme e tempi coincidono

Puntualizzo che questa cosa io la trovo ammirevole. Basta dogmatismi, vetusta prassi politica, immobilismo tradizionalista. Bisogna trovare nuove idee (sono "Tutto intorno a te" direbbe una bella mora, o "Io sono per la meritocrazia" direbbe un bel biondino).

Per questo avrei voluto che il nostro permier fosse stato, ieri mattinam accanto a me su una verde panchina del Parco Ducale di Parma. Ne sarebbe venuto fuori un bel pacchetto congiunto su istruzione e immigrazione.

Sono le 11.30 quando vedo passare una scolaresca. Sui 14 anni. I jeans e gli scarponi li denunciano in gita (è troppo presto per le uscite premio di fine anno), la proporzione maschi femmine 20:2 ne dichiara la provenienza da un istituto professionale. Si piazzano alla mia destra: quattro zaini a terra e improvvisano una partita in un campo troppo piccolo per contenerli tutti. Il professore arbitra, la cadenza è da uomo del sud, il carisma da materasso a molle. Io leggo, ma le orecchie sono aperte. E il cosiddetto paese reale, coi suoi colori, i suoi rumori, la sua cultura, i suoi riti e le sue innocenti categorie pregiudizievoli, si materializza davanti a me.

«Billy Elliot, tirala lunga!»

«Lui è con noi! «Ma se è Italia - Resto del Mondo, lui è italiano, è con noi!»

«No Gigli, non puoi fumare mentre giochi. Te lo vieto categoricamente.»

«Arbitro, Prof, fallo! Ma che è questa camorrìa?»

«Passa, Turchia, passa!»

lunedì 16 marzo 2009

Embeh?

Avete mai notato la somiglianza fra i termini miscela e miscellanea? Con ogni probabilità i due termini discendono da una radice comune. Ciononostante, si pongono come alle due estremità del registro linguistico italiano: se la seconda ha pretese di nobiltà, di un livello culturale elevato ma un po' pretenzioso, snobistico, la prima odora di distributore di benzina, riporta alla mente l'adolescenza e i motorini impolverati.
Le differenze sottili sono quelle più bastarde. Ti fregano perchè non te ne accorgi, perchè va bene lo stesso. Speriamo.

Ho iniziato tre libri in tre giorni. Spero di finirne almeno due. Anzi, spero di finirli tutti. Di leggerli al sole, che finalmente sta tornando fuori. E anche al vento, che tutto sommato non è poi così male, che non siamo marinai al largo. Ho la camera incasinata e la settimana che si sta riempiendo di appuntamenti, così la mia testa rimane meno incasinata della camera.


Due miei gatti, oggi, sul balcone.

La X è il punto dove scavare.


Per dimostrare che ho ancora contatto con la realtà, che sono sempre io.

martedì 10 marzo 2009

Il vento spazza via le nubi

Circa tre settimane fa ero in una cittadina chiamata Kampen. Pensavo fosse carina, ma sentivo che mancava qualcosa. Poi, mentre attraversavo un ponte, ho guardato l'orizzonte attraverso il plexiglass di protezione. Rifrazione, due Kampen sovrapposte: la prima a rappresentare la città; la seconda, poco più sopra, a coronarla di colline.
Per quanto mi siano piaciuti i Paesi Bassi, penso che la mancanza di alture sia una cosa che, in profondità, mi provoca un po' di tristezza.

Stamattina, verso le 10, ero sulla strada che passa davanti alla cantina sociale di Scandiano. Duecento metri prima la pianura smette improvvisamente di esistere e gli Appennini pretendono il loro spazio e la loro forma. Se passi di lì, e l'aria è tersa come stamattina, mentre alla tua sinistra scorrono, ancora intensamente innevate, le cime che circondano il Cusna, alla tua destra vedi la pianura, la vasta pianura. La vedi in una maniera incredibilmente nitida: i ponti di Calatrava li puoi quasi toccare, pensi che se ti impegni potresti riuscire a vedere l'arena di Verona, magari il Duomo di Milano. E là, dietro tutto, le Alpi, con la loro imponenza da plastico e la neve calda al sole.

E si va in macchina, e non c'è tempo per fermarsi a guardare. O forse il tempo c'è, ma non ci si ferma lo stesso.


sabato 7 marzo 2009

Fatto

In realtà mi sentivo e mi sento ancora un po' indegno di scrivere nuovi post. Come se ora che sono tornato a casa le cose che potrei scrivere siano poco interessanti. Come se lo siano mai state.

Non ho ripreso i ritmi di prima. Un po' perchè prima non avevo ritmi (o se li avevo non lo ricordo), un po' perchè non ho niente da fare, quindi lo faccio piano. Non mi sono sentito assalito dalle persone, reggo bene conversazioni e situazioni. Però sono indeciso.

Mangiato le tigelle che ne avevo voglia. Guardato la tele che già che è lì perchè non accenderla. Sentito per radio la canzone di Marco Carta -cazzo!-. Fatto tanto casino e messo tanto a posto. Passato un intenso, produttivo mercoledì. Passato un venerdì itinerante. Guidato rante macchine. Detto tante cazzate, pensate di più. Guardato Armageddon. Fatto quello che faccio di conseguenza. Dormito poco di notte. Rimediato di giorno, ma con gli occhi aperti. Lasciatomi poco stare. Abbracciato tanta gente. Baciato meno. Mangiato troppo. Suonato male, cantato peggio. Invecchiato. Guidato la bici da immaturo. Dato e preso buche. Ascoltato una canzone con il pensiero perchè non riesco a ricordare altro che la melodia.


sabato 28 febbraio 2009

Bilanci

Dovrebbe essere un intenso sabato. Un attraversamento di nazioni, un lungo viaggio. E la meta è casa. Definitivamente.
Sono stati 6 mesi molto pieni, belli, interessanti. Nuovi e ricchi. E adesso, proprio in questo momento, finiti.
Posso però tirare un po' di somme, vedere cos'è stato, cosa s'è fatto, non fatto, visto, mangiato e annusato. Cosa s'è scordato non lo dirò, ma quello che dirò sarà qui per non essere a sua volta dimenticato.

Centosettantaeuno giorni. Che fanno centosettantaeuno post dell'olandese mangiante, che ringrazia e saluta. La sessantina scarsa di euGenius mi ha però dato altrettante soddisfazioni.

Non ho conosciuto l'incredibile cifra di persone che avevo immaginato. Molte meno, e con molto più sforzo, e questo sforzo soprattutto da parte mia. Però così è e così rimane, c'è il bello e il brutto in tutto. Ho aperto facebook principalmente per tenere contatti con persone lontane. Attualmente ho una carica di 101 amici e 50 foto. Di una perfezione totale, don't you?

La mia arte culinaria ha richiesto: 2 kg di sale grosso, 2,5 litri di olio di oliva, 2 litri di olio di semi, 1 kg di farina, 1,5 kg di zucchero, 750 grammi di caffè, 2,5 teste d'aglio, 35 cipolline rosse, 3 litri di latte, 1 mortadella, 2,5 salami, 3,5 kg di parmigiano-reggiano. Pane, yogurt, panna, pasta e coppe malù: innumerabili. Aosta e L'Aquila non pervenute.

Didattica. Ho 40 crediti da spendere in quel di uniparma, una conoscenza dell'inglese che mi permette di gesticolare senza più muovere l'avambraccio, una conoscenza dell'olandese che mi permette di distinguere un formaggio da un tulipano solo se li annuso, una conoscenza dei cinesi che mi permette di posticipare il mio prossimo viaggio nella terra delle libertà per il sedicesimo millennio.

Posso stare un numero di giorni superiore ai 60 senza entrare mai in un'automobile (l'ho fatto, vi garantisco che si sopravvive). Il culo e il sellino si vogliono bene, nonostante quest'ultimo spesso sia bagnato. Alla prima parvenza di pioggia l'interno caviglia dei jeans assume automaticamente la sfumatura marrone. Il portapacchi sulla bici sembra da sfigati, ma sembra più sfigato chi porta le borse della spesa sul manubrio, e cade. E poi si rialza e poi si strappano le borse. E lo sfigato col portapacchi gli impenna a fianco. Il mondo è il mio parcheggio.

Non guardo la televisione da una vita. Le notizie le leggo su repubblica.it, ma sono sfaticato e preferisco le fotogallery. I film in streaming sono una grande invenzione. Necessito a livello basale e temo oramai cronicamente di una connessione internet: non ci sono storie, scuse o giustificazioni che tengano. E anche se non ho niente da fare, non è questo il punto: io ne ho bisogno e basta.

Per esempio per guardare un mucchio di sport nelle sere desolate. Ho guardato più partite del Parma in serie B che negli ultimi 5 anni di serie A. La Coppa Italia 2009, anche grazie alla nuova formula, sta regalando molte emozioni. Caressa ha una marcia in più, e Bergomi è la sua spala perfetta. Se devo essere internazionale al primo posto i commentatori spagnoli, poi i portoghesi, gli inglesi e i tedeschi (troppi silenzi, mein Freund). La Juve non ha un gioco molto ordinato, ma regala belle emozioni. La Roma vive di alti e bassi, ma gli alti sono spesso uno spettacolo. Stesso discorso per il Milan, che ha meno fantasia di squadra ma più fantasia di singolo, e se il singolo è in serata si vede. L'Inter mi fa girare i maroni 8 volte su 10, da lodare solo per la costanza, altrimenti tutti i punti di distacco in campionato non si vedrebbero.

Mi piace la musica lenta e tendente al triste. Forse perchè io di base non sono triste. D'altronde dove sta scritto che ti devono piacere le cose che sono uguali a te? Il cavallo è un cavallo, non è fieno, però gli piace il fieno. Poi ci sono la pecora e l'erba.

Riassunto musicale. Tema del ritorno. Allegro ma non troppo.



giovedì 26 febbraio 2009

Quiete e ossa rotte

Nostante l'allarmismo che si è diffuso, le notizie sono infondate, o meglio, inesatte. Comunque no, non sono ancora tornato a casa. Quello che ho fatto è stato sistemare la casa perchè il padrone mi dia i 400 euro di caparra, salutare per l'ultima volta professori, compagni e amici. Quello che ho fatto è stato guardarmi in giro, non piangere e suonare la chitarra. Far da mangiare più che mangiare, leggere ma scrivere anche. Divertirmi e sorridere, beh, quello sempre.




Quello che ho fatto è stato anche passare lo scorso week end a Maastricht in occasione del carnevale. "Sentito più che in qualsiasi altra parte d'Europa, escluse Venezia e Sitges" dice la mia guida Lonely Planet. Io a Venezia e sitges non ci sono mai stato, però a Maastricht c'era davvero una bella atmosfera. Niente carri enormi o complicati, niente coreografie spettacolari: la peculiarità era la voglia di divertirsi di tutti (intendo proprio la città, si sentiva il suo respiro) e la rilassatezza. Mancava quell'ansia di divertirsi a tutti i costi, insomma, la frenesia di noi giovani. Perchè la cosa più straordinaria delle vie di Maastricht erano le età delle persone che le affollavano: c'erano bambini in fasce (non so se avete presente il livello di tenerezza che fa un bambino di pochi mesi mascherato da carnevale), ragazzi, giovani e meno giovani, fino a canuti ottuagenari. E in questo miscuglio intragenerazionale la cosa ancora più curiosa era la naturalezza con cui si mischiavano nelle danze giovani e vecchi, madri e figli, nonni e nipoti, zii, zie e cugini. In questa puntina del pisellino dell'Olanda che si incunea fra Belgio e Germania non ce la faccio proprio a non divertirmi. L'unico neo è che la mia pessima conoscenza della lingua non mi permette di capire le parole delle canzoncine stupide che suonano. Sono una cosa ridicola, a sentirle la prima volta: "Bambinate!" viene da pensare. E invece, mentre passi da bar a bar e decine di orchestre e centinaia di altoparlanti continuano a suonartele nelle orecchie, ti accorgi che sono veramente di una semplicità felicizzante. Per cui tutto bello.





Adesso piove, il freddo non lo sento più. Aspettando Godot.

venerdì 20 febbraio 2009

Up and down

Giornata al Hoge Veluwe National Park, con sosta particolare al museo Kröller-Müller che si trova al suo interno. Viaggio e giornata di alti e bassi.
Riuscire a svegliarmi alle 9 nonostante mi fossi addormentato alle 3 è rock.
Essermi addormentato alle tre senza un motivo e contro la mia volonta fa hahare.
Le previsioni che la mattina dicono che presto smetterà di piovere sono rock.
Che salgo sul treno e non piove, scendo e piove, fa hahare.
Che manco la fermata dell'autobus e quella dopo è avanti 15 chilometri fa hahare.
Quando arrivo e sarebbero previsti 10 chilometri in bici ancora piove, quello fa proprio hahare.
Trovare alla fermata sbagliata un minibus che porta, senza chilometri in bici, al museo che voglio visitare è rock.
I due simpatici vecchietti che ci sono sul pulmino sono rock.
Il fatto che odorino di sterco di cavallo fa hahare.
Ma lo fanno in modo simpatico, e questo è rock.





Sul minibus c'è questa canzone, rock.

Che il museo sia molto bello è rock.
Che di arte non ne capisco niente fa hahare.
Che in una sala di (per me) illustri sconosciuti vedo un quadro e dico: "Quello è bello" ed è un De Chirico, è rock.
Sala dopo, altri nomi ignoti, altro "Bel quadro", stavolta Picasso, ancora più rock.
Nessun Caravaggio, fa hahare.
Metterci 24 anni a realizzare che per te Caravaggio è meglio dell'arte moderna e contemporanea (compreso il povero Van Gogh) fa hahare.
Almeno prendere coscienza di ciò è rock.
Un quadro che mi perseguita è rock.


Il fornitore di blu e di giallo di Van Gogh è rock.
L'odore di 54 kg di boccioli di rosa del 1984 fa hahare.
La zuppa calda di piselli è rock.
Il pane freddo e nero fa hahare.
Pedalare per 15 chilometri in un bel bosco è rock.

Farlo mentre fa freddo e spiovviggina è ancora più rock.
La panchina della fermata dell'autobus che questa volta è asciutta e al coperto è rock.
Aspettare l'autobus per più di mezz'ora fa hahare.
Occupare il tempo scrivendo la bozza di un post su un taccuino rivestito di pelle è rock. Decisamente troppo rock.

Beh, il monumento a Pac-man, non può che essere rock.

mercoledì 18 febbraio 2009

Comunque...

Seconda gita di questa settimana. Altro in cantiere, ma non dico niente che porta sicuramente sfiga.



Entrambe, nell'ordine. Lepri comprese.


Le mete di oggi sono state due cittadine nelle vicinanze, Kampen e Zwolle. Città caratterizzate da una sostanziale mattonificità. La prima piccola piccola, con molte porte e un paio di torri veramente storte. La seconda con un bel centro medievale e un campanile del duomo che sembra un macinino per il pepe.




Porta dritta, foto storta.

Stasera ho bevuto un caffè con dei simpatici olandesi attempati. Allora ho pensato che era sera e forse con il caffè non sarei riuscito a dormire. Poi ho pensato che tanto anche a casa lo bevo spesso prima di andare a dormire. Ho pensato al caffè che bevo a casa, alla tazzina bianca e al liquido nero con un po' di schiuma da un lato. E che dopo che l'ho bevuto salgo le scale e me ne vado a letto. Insomma, mi è venuto da piangere. Senza senso, soprattutto perchè io sono uno che gli viene da piangere solo quando guardo Armageddon, Forrest Gump e alle volte Braveheart. Comunque...

martedì 17 febbraio 2009

Globe trotter

Sono ancora vivo

Mi sono svegliato alle 8, ieri. Per viaggiare bisogna fare qualche sacrificio.

Più di 5000 canne, un organo di 30 metri. La chiesa di San Bavone ad Harleem rappresenta bene lo spirito olandese. Pragmaticità: non cappella del Santo Spirito o degli Scrovegni, ma cappella del frustatore di cani e della gilda dei birrai. Concretezza allo stato puro: come i negozi di antiquariato e l'attempata parrucchiera che occupano le vetrine costruite a cinta della chiesa. Amore per la misura, o meglio, per la misurazione: in una nazione dove il fulcro di ogni città non è il duomo ma il Waag, la pesa pubblica, non stonano all'interno di una cattedrale le tacche che indicano le altezze del gigante e del nano della città nei secoli passati (rispettivamente 2,64 e 0,84). L'organo a 5000 canne alto 30 metri è stato ovviamente suonato da Mozart all'età di 10 anni. Anche una lapide lo ricorda.

Tutta Haarlem è una sintesi della concezione sociale che questo popolo ha della vita. I tanti hofjes, cortili interni dei quartieri, da secoli dedicati all'assistenza di poveri e non abbienti. Ancora oggi curatissimi giardini, nel verde a significare l'attenzione per gli altri, per la collettività.

Il museo Frans Hals era chiuso. La mia guida ha toppato. Peccato, avrei guardato volentieri un po' d'arte. Peccato davvero, perchè avevo proprio una voglia matta di colori caldi, di sensazione oleosa, di gialli, rossi e arancioni. Di secoli d'oro, di ritratti di gruppo e di imponenti studi anatomici.

Ho chiesto per il mare, mi hanno detto di tornare ad Amsterdam. Sono andato alla stazione e ho incontrato il tizio che mi aveva sconsigliato il mare. Ero sul binario per il mare. Sperando che continuasse a ignorarmi.

Zandvoor aan Zee. Prosa: la schiuma portata dall'onda a riva e lasciata sulla battigia, a fremere e dissolvesi al freddo vento del nord. (Parole).

sabato 14 febbraio 2009

Tempi moderni

Stavo guardando una partita. Fine primo tempo, intervallo. E mi ritrovo immerso nella pubblicità televisiva, non ci sono più abituato. Apro un'altra scheda del browser e leggo qualche notizia, ma l'audio rimane nei miei auricolari. Un minuto di Rocchetta, di Del Piero e della Chiabotto, di bambini e della suora. E alla fine arriva lui: "Uliveto e Rocchetta, acque della salute". Proprio lui: Ridge di Beautiful. O documentario-man se siete appassionati di Superquark. Insomma, Claudio Capone è morto quest'estate, più di 7 mesi fa, e io ancora sento la sua voce. A pensarci è più che naturale: le aziende fanno dei contratti con delle scadenze precise per le loro pubblicità. Se un attore muore dopo le riprese, è ovvio che loro continuino a mandare in onda lo spot. Stesso discorso per i doppiatori. Però poi ho pensato alla sua povera moglie. Che non è naturale sentire ancora la voce di un tuo caro che è morto. Cioè, è proprio l'udito che non è un senso che può sopportare una cosa del genere. La vista, quella sì che è fatta apposta. Se andiamo indietro nella storia è sempre stato così. Si hanno foto di persone scomparse, vissute magari centinaia di anni fa, o ritratti. La nostra mente è in grado di capire che quell'immagine ha una vita che è altra e indipendente dalla persona che raffigura. Una foto può essere qui fra le mie mani anche se la persona è in Australia, o anche molto più lontano. Ma la voce, quella no. La voce vuol proprio dire presenza. E così allegra, forte a assolutamente inconfondibile, che ti arriva in casa all'improviso, beh, non deve essere un'eserienza piacevole.



Non conosco gli Abba. Ho mangiato troppo riso. Vorrei guardare Blade Runner. Oggi è San Valentino. Panda.


giovedì 12 febbraio 2009

Giorno di festa

Oggi pomeriggio festa al quartier generale cinese. Che palle! I dumpling erano il piatto forte, sia nel senso che erano il 100% della cena per cui ho sborsato 5 euro, sia perchè il pomeriggio consisteva in una competizione a chi li cucinava meglio. Sufficientemente pallosa, Poi il programma prevedeva karaoke. Invece c'erano solo 3 che cantavano. Di cui due particolarmente pittoreschi (la copia cinese di Fedro di un edizione del grande fratello e un tognone con una giacca da far invidia al generale Putzerstofen di mai dire Banzai).
Insomma: tortelli battono quei cancheri lì dieci a zero. E con il senno di poi, il fatto che gli stessi cinesi snobbassero la festa perchè la ritenevano noiosa, mi avrebbe dovuto mettere sul chi vive.
Anche se i suddetti disfattisti si sono persi il discorso illuminato dell'ambasciatore cinese in Olanda, che ha registrato un messaggio apposta per i suoi compatrioti riuniti a Deventer. Che lo avesse registrato con un grammofono delgli anni '20, e soprattutto che nessuno ascoltasse il messaggio radiodiffuso, beh, nessuno ci faceva caso.
Poi però la serata è migliorata. Era da mesi che non facevo un tour di birrerie.


Oltre che renderci l'idea della musicalità che ha infestato
le mie orecchie per circa 4 ore,
questo è l'esatto motivetto che si setiva ogni volta che la presentatrice
entrava in scena.
E lei entrava in scena troppe, troppe volte.

Poi. Riflettevo sull'esatto potere dell'informazione attraverso i blog. Ho pensato a quello che ho scritto ieri nel post precedente, a proposito di Berlusconi e di cambiare la costituzione. Ho pensato che se fossi stato Beppe Grillo, probabilmente oggi il premier, durante una conferenza stampa, avrebbe dovuto rispondere a qualche domanda sulla sua intenzione o meno di inserire nella costituzione il divieto di mangiare fusilli col cucchiaio. Sai che storia!!! Chiamarsi come un organo genitale!!!

Buon compleanno, per l'ultima volta "solo Elena".

mercoledì 11 febbraio 2009

Conosciamoli meglio - Seconda puntata

Dopo tanti accidenti che mi ha fatto tirare perchè dovevamo fare un lavoro di gruppo insieme -e mi ha fatto tribolare non poco-, oggi Mizza si è fatta perdonare. Mi ha regalato due sottobicchieri con una bella frase sull'amicizia: è stata davvero molto carina.
E' arrivata una nuova nidiata di studenti stranieri: due bulgare e due lituane (una con la faccia da russa che più russa non si può).

Ma oggi l'attenzione è tutta su quella che non è nemmeno della mia classe...ma come faccio a non parlarvene?
Direttamente dal Vietnam per voi italiani: mai dire Tinga!!! Dal Vietnam, dicevo, quindi, per sillogismo, 1 metro e 40 di ossa. E non perchè sono razzista, ma perchè devo essere stato sarto in una vita precedente. A parte il fatto che rimmarrà per sempre nel mio cuore perchè è l'unica persona che io abbia mai visto scivolare su un pendio ghiacciato tenendo in mano la propria bicicletta, vi voglio proporre alcuni fra i migliori pezzi del suo repertorio.
Sta frequentando un anno preparatorio per poi seguire l'università: che significa che 5 giorni alla settimana, 6 ore al giorno, altro non fa se non lezioni di inglese. Che oramai, dopo 6 mesi, si deve essere convinta di parlarlo molto bene. E voi ve ne accorgete subito, dal numero di yeah-yeah che dice per avvalorare quello che ha appena proferito. Scena tipo: "Io frequento l'anno preparatorio, yeah yeah, poi studierò business, yeah yeah; spero di trovare un lavoro, yeah yeah, qui in Olanda, yeah (solo uno perchè il discorso sale di tono), e anche un marito olandese, yeah yeah yeah (tre per recuperare). Oh, intendiamoci: io non sono assolutamente contrario agli intercalari (soprattutto dopo che ho preso l'abitudine, visto che nessuno capisce e quindi si offende, di dire quella parolaccia che inizia per f e finisce per iga ogni mezza frase)...però la bellezza, la poesia del yeah yeah tinghesco, è che mentre lo dice corruga la fronte, alza lo sguardo e realmente pensa a quello che ha appena detto. Così le conversazioni durano anni.
Sabato scorso mi fa (tolgo gli yeah perchè mi stufo a scriverli): "La domenica mi annoio: va bene se ci incontriamo così facciamo due chiacchiere?". Fare due chiacchiere sempre volentieri, quindi dico di sì. Domenica mattina. Ore 8.38. Mi squilla il telefono. "Ohohoughthh". "Ciao, allora quando ci incontriamo?". Alè!!! penso dentro di me. Poi, già che son sveglio, decido di fare la levataccia: "Ci troviamo alle 10.30 alla stazione" (che sarebbe 4 metri da casa mia e 72 chilometri da casa sua, ma mica ho mai promesso di essere equo e solidale!). Alle 9.30 mi alzo e vado a fare la doccia. Mentre mi insapono i capelli suona il campanello, e il mio mento si scuote al pensiero di una realtà che già sapeva. E lei sapeva il mio indirizzo. Il mio coinquilino le apre, io faccio con comodo ma neanche troppo e alle 10.15 scendo nella MIA cucina dove lei sta facendo colazione con il te e i biscotti del MIO coinquilino. Alè!!! E per gentilezza le dico pure scusa. Lei dice "fa niente". Ma come fa niente? Fa qualcosa!!! Ma secondo te perchè cazzo ti dico un orario se te arrivi 45 minuti prima? E perchè ti dico un luogo se poi te devi venire a casa mia? Ma te guarda! Che poi non si può neanche rimanere incazzati a lungo, perchè una staffilata di yeah yeah fa sbollire anche Cane Pazzo Tannen.
Concludo con la perla delle perle. Settimana internazionale, seminari aperti a tutti. Una manciata di olandesi e una schiacciante maggioranza straniera. Giro di presentazioni, che fa molto interculturale. Tocca a lei. "Io mi chiamo Trhin". Scusa???? Cioè, io e tutti gli altri europei, professori compresi sono 6 mesi che ti chiamiamo con un altro nome? "Perchè il primo giorno una professoressa non riusciva a ricordarselo, allora mi ha chiamato Tinga...". Ma se ti chiamava Bidèt te adesso c'avevi un bel nome, ragazza mia! E comunque quel casino che fai a scrivere con le MIE lettere il tuo nome, ti garantisco che fai prima a scrivere Cin. Che infatti è il suo nome. Che ha molto poco a che fare con quello con il quale ricorderò per sempre la culata sul ghiaccio dopo i 5 metri di blisgata in cui non si capiva se era lei a sostenere la bicicletta o viceversa.

Schegge sparse. Ieri sera facevo fatica ad addormentarmi (probabilmente perchè mi ero svegliato alle tre del pomeriggio). Ho trovato un sito dove danno la Rai in streaming. C'era Marzullo. Ci ha messo 5 minuti.
Sono di nuovo stato sulla casa-barca. Sempre più figata. Trovo comprensibile ma non astuto cucinare a una persona una specialità della sua terra. Che poi io i fusilli col cucchiaio, mi dispiace davvero, ma prorio non li posso mangiare. Deve esserci qualcosa nella costituzione. O se non c'è speriamo che Berlusconi ce lo aggiunga. Almeno. Ho insegnato a una bambina olandese il gioco del finto uovo spiaccicato sui capelli. Gliel'ho visto fare 17 volte nel giro di tre ore. Di cui 5 a me. Poi ha iniziato anche la sorella. Ho lanciato una moda, oppure ho diffuso un epidemia. Comunque sia ho creato un mostro.

lunedì 9 febbraio 2009

Spunto, spunti, spuntini

Nervosa come non mai. Mi fissava dal basso. Trentatre, trentatre, trentatre. Masticavo ma non guarivo. La bistecca aveva un aspetto decisamente migliore della consistenza. Ma il sapore si salvava. E la fame dava una mano.

Lunga assenza. Se tengo questa media ho calcolato che riuscirò a scrivere solo un altro post dall'Olanda. E questo è triste. E quindi penso prorio che non terrò questa media.
Il calcolo l'ho fatto con SQL, fico.

Periodo carico di studio. Stiamo per raccogliere gli ultimi risultati. Speriamo con ottimismo.
Stamattina nevicava secondo previsioni. Giusto per bagnarmi i capelli mentre andavo in università. Anzi giusto per costringermi a mettere il berretto, e poi bagnarmi quello e le scarpe. Poi pioggia, per il rientro. Dura ancora adesso, anche se fa freddo. Le goccie ghiacciano sui vetri rivolti a sud-ovest. E intanto le mie birre stanno al fresco, sparse fra il tetto e la fioriera in giardino.

L'occhio arrogante, midollo straniante



Sorrisi al desinare domenicale


Un po' di Ispirazione

Nella casa dall'altra parte della strada, nella mansarda di fronte che è l'unico posto dal quale si possa guardare dentro la mia stanza, da ieri c'è la luce accesa. Forse il tizio che ieri ho visto piegare la biancheria se ne sta nascosto, magari con la moglie o qualche amico, a spiarmi. Forse sa che suono spesso la chitarra senza maglia. O forse si sono semplicemente dimenticati la luce accesa.

Settimana eccezionalmente ricca di vita sociale. Domani al bowling (alle 4 di pomeriggio!!!), mercoledì party all'università, giovedì festa all'associazione cinese. Sperando di non essere l'unico smandorlato, andrò e recensirò per voi le loro simpatiche tradizioni, come la competizione di frittelle di granchio e il karaoke. Che sarebbe giapponese, ma non diteglielo. Soprattutto vorrò capire perchè la chiamano festa del capodanno cinese quando tutti sanno (perchè hanno rotto i maroni un mese con sto capodanno cinese), che il capodanno cinese è stato il 24 gennaio o giù di lì. Tra parentesi, se vi sta su che scriva ripetutamente capodanno cinese, potete passare al paragrafo successivo. Perdendovi però l'ilarità che solo sa dare il pupazzo gonfiabile che saluta come uno scemo il pupazzo gonfiabile che saluta come uno scemo il pupazzo gonfiabile che saluta come uno scemo.
Oltre al succulento reportage, prometto un prossimo venturo post come questo.

E ormai mezzanotte, nel giardino del bene e del male. Bel cast. Anche se il film non decolla.
Ho un plettro nuovo, tra il marrone, il rosso e il verde, con le venature che solo il marmo o una tartaruga possono avere.


venerdì 30 gennaio 2009

Eppur si muove!

Un po' di tempo fa ho visto un filmato di una conferenza. C'era uno di quei geniacci magri e occhialuti che finiscono per fare Fisica all'università. Guarda la platea di occhialuti in erba, prende in mano lo sgabello di legno e fa: "Di cosa è fatto questo?". "Di legno". "Intendo, di che cosa è fatto il legno? Cos'è che da al legno la sua forma, che gli permette di riempire lo spazio che occupa?".
Certe cose ci sembrano scontate, semplici. Eppure queste semplici risposte ci mancano.
Potrebbero nascere discorsi astratti, paragoni esistenziali, confutazioni filosofiche.
Ma stasera io ho mangiato per la seconda volta consecutiva l'insalata con la mela. A conti fatti sono mille piccioni con una fava: innanzitutto con un bel po' di aceto balsamico è decisamente buona; poi mi forzo a mangiare frutta, che fa bene; inpiego senza annoiarmi il tempo che ci mette la bistecca a cuocersi; mi sento uno chef o un fifì milanese.
Allora dico: ma perchè in questa ciotola di coccio viola l'insalata si deve sentire al suo posto mentre la mela è come una fugace presenza, certo guest star ma comunque estranea? Di fatto perchè l'insalata è una verdura, la mela un frutto, ed è ritenuto normale accompagnare un secondo con la verdura e finire il pasto con la frutta. Soprassedendo sulle abitudini, chiudo il cerchio.
Ma perchè l'insalata è una verdura e la mela un frutto? Cos'è verdura e cos'è frutta? L'unica risposta che mi si affaccia alla mente fra la braciola e il budino è che la verdura nasce per terra (o sotto), mentre la frutta nasce sugli alberi. Poi però penso ai pomodori di mia nonna, che tronco non ne hanno ma mi superano in altezza. E poi, vuoi che non ci sia un frutto in qualche cespuglio o una verdura che prende il volo e vive la sua vita senza mai toccare il suolo! Per il momento non mi viene in mente niente...
Potevo andarci a controllare; su wikipedia non ci avrei messo più di 10 minuti a trovare la risposta. Ma ho resistito alla tentazione pensando a quanto potevo angustiarvi con i miei problemi inutili.

Negli ultimi 5 giorni ho visto un sacco di film. Sono partito con un filone impegnato: Bowling a Columbine, Supersize me, Il dottor Stranamore, ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba. Ieri ho avuto un momento ossimorico: prima Stigmate, subito dopo I Griffin. Nel mezzo c'è stato la fase impegnato-psicopatica (Memento e Magnolia) e quella erotica, con un paio di puntate di Californication e il film Shortbus. Proprio di quest'ultimo vi voglio dire un paio di cose. Partendo dal presupposto che io ho un ottima tolleranza per i film noiosi e un ancor migliore tolleranza per le scene hard, devo dire che questo filmaccio mi ha fiaccato in entrambi i sensi. Pallosissimo e volgare (e quando dico volgare...dico volgare). Quindi vi do questo sincero consiglio di non guardarlo mai, per nessun motivo.
Spero per il vostro stesso bene che questo consiglio rimanga nella vostra testa, un po' come quelle cose che senti dire una volta, una sola volta, e non te le puoi più dimenticare. Il legno è fatto di aria.


Ecco una selezione delle migliori scene dei film che ho visto. Almeno delle più divertenti. Ve beh, sono stato monotematico, ma vi assicuro che per me sono 88 secondi di risate incredibili.







mercoledì 28 gennaio 2009

Eh, già...

Che poi uno crede sempre di saperne un sacco. Delle volte solo molto, delle volte addirittura un casino.
E quindi basta, chiuso, stop. Arrivato. Fine.
Poi non è così. Per fortuna. Anche se tutto resta, niente è più lo stesso. Che certe volte ci vuole.
E allora mi sa che bisogna che me lo dica più spesso che c'è chi ne sa più di me. Molto più di me.

C'è uno che conosco che addirittura ne sa un casino più di me.



Le note per lo stato d'animo. Le immagini perchè è bello pensare che anche loro si sono beccati la loro dose di occhiamandorla, Anche se questi sono i nippoisolani tecnologicavanzati.

Ultime dai campi: oggi esame di olandese, tutto regolare, anche se non so il voto. Ma la Janny mi ha dato la grande soddisfazione di dirmi: "Almeno quando leggi tu in olandese capisco cosa dici, coi ciaina no". Più tardi sono in cazzeggio all'università e passa un prof (uno di quelli con cui avevo fatto la presentazione la settimana scorsa): "Ah, ragazzi, non so se ve l'hanno già detto: abbiamo deciso di cambiare i vostri voti, diamo un punto in più a tutti". Buongiorno!

martedì 27 gennaio 2009

Memoria

Oggi dovevo uscire. Ne avevo una voglia matta. Anche se ufficialmente la scusa per restarmene a casa ce l'avrei, e anche migliore di tante altre volte. Ma questa volta sono io che sono molto meno bravo a crederlo.
Allora esco, esco per dimenticare. Bici, pedalare, pedalare ancora. E niente giacca, che mi stringe troppo. Se poi patisco freddo sarà servita da lezione, me ne ricorderò. Esco per dimenticare e ripercorro strade già battute: qui c'è una curva, là una villa. Un ristorante, una diga, il grande fiume. Un borgo, un mulino, il mio mulino. E tutto, prima di essere davanti ai miei occhi, prima di riflettersi sul mio parafango, è già dentro il mio cervello.
Allora mi dovrei incazzare, che sfuggo verso l'ignoto e trovo ciò che già so. E invece sono tanto contento, leggero. Grato alle presenze su cui non lo sapevo ma contavo. Perchè in fondo, proprio loro, le ricordavo.


Mi sono sempre interessato molto all'argomento: di base c'è un amore generico per la storia, poi tanto di altro. Oggi mi sento di dire che il miglior libro che abbia mai letto sulla Shoah è La notte di Elie Wiesel. Ed è anche uno dei più bei libri che abbia mai letto.


Ci saranno cose di questi mesi che mi ricorderò. Sono fatto così, saranno tante. Ci saranno cose di questi mesi che penserò di non ricordare. Ma loro resteranno lì, in attesa, senza farsi notare. Ci saranno cose di questi mesi che non saprò raccontare. Sono fatto così, saranno troppe.






giovedì 22 gennaio 2009

Poichè

Ieri ho fatto un esame. Che poi erano due, ma i professori vanno così d'accordo che hanno deciso di farlo insieme. Dunque, dicevo, ieri ho fatto un esame. Che poi era una presentazione di un lavoro di gruppo. Che poi era lo stesso gruppo con cui avevo già lavorato nel primo trimestre. Avevamo creato questo sito con alcuni monementi italiani, polacchi e cinesi. Che poi facevano oggettivamente schifo. Questi ultimi.
Ritornando a noi. Ieri ho fatto un esame, che poi era una presentazione di un altro sito (guardare.per. dare.soddisfazione.a.Eugenio.com); che poi stavolta è molto più mio che degli altri del gruppo. Direi mio almeno al 70%. Che poi in quel 70% ci sono l'idea della pagina iniziale (che poi è oggettivamente una figata, e se non lo capisci poi an che rammaricartene), e i fumetti.
Niente, sto leggendo un libro di Severgnini sugli italiani, e dice che amiamo parlare, e ogni volta che lo facciamo è come se recitassimo davanti ad un pubblico. Sono d'accordo. Io amo il suono della mia voce quando parlo, soprattutto quando cerco di intortare un professore. Che poi forse non sarà etico (secondo me lo è), ma sentire i rappresentanti di 1/5 della popolazione mondiale che parlano in pubblico...ragazzi, non sapete proprio vendervi. Che poi ci sarà un motivo se io prendo 8 e voi 6. Che poi se nel mio gruppo parlavo solo io (questo sì non sarebbe stato etico) si saliva al 9. Che poi un po' mi vergogno di 10 crediti per cui ho faticato senza eccessi. Che poi, però, la Roberta col suo Padovani mi batte alla grande.


Tanto lo so che nessuno ha aperto il filmato sulla homepage del mio sito...
Bastardi! E io ve lo riposto qui!
Ieri mi sono ricordato di un simpatico episodio che mi è successo poco più di un mese fa. Anzi, di un simpatico personaggio. Me ne tornavo a casa dopo una cena fuori. Ero in bici sul marciapiede di un quartiere deserto. Giro l'angolo e mi trovo di fronte un tizio che rivolgendosi a me mi dice qualcosa in olandese. Visto come sono fissati con le regole, azzardo che mi stia dicendo che le bici sul marciapiede non ci possono stare. Gli dico: "Sorry". Allora lui passa all'inglese: "Excuse me". Rallento e mi fermo a distanza, senza però metter il piede a terra. Mi chiede: "Non hai qualcosa (soldi) per aiutarmi. Non sono un ubriacone. Non avresti 10 euro per aiutarmi". Ma vi rendete conto dell'onestà di quest'uomo? Cioè, mi ha proprio detto: "I am not alcoholic": e infatti si vedeva lontano un kilometro che era solo ucciso di marijuana. E poi "Can you give me ten euro": cioè, non mi ha chiesto spiccioli o un euro, magari due. Lui è andato direttamente al sodo. Dieci euro, quello che gli serviva: mica aveva tempo tutta la sera per raccattarli su!
Sfortunatamente per lui gli ho risposto: "Mi dispiace, ma sono uscito senza portafoglio", che continuando la fiera della sincerità, era pure la verità.

martedì 20 gennaio 2009

Eventi

Questo è il mio post numero cento. E già questo è un grande evento. Spegnendo le candeline su una coppa malù al cioccolato, mi compiaccio per la mia costanza. Ovvero per quanto in realtà mi diverto a srivere sul blog, visto che la costanza non è proprio una delle mie migliori qualità.

Venti gennaio 2009 anche come giorno di insediamento di Obama alla Casa Bianca. Quando guardo gli eventi come questi mi sento strano. Da una parte è come se sentissi il mondo così piccolo, così raccolto, come me, intorno a qualcosa. Da un altra parte mi sento come su una pagina di un libro di storia, sicuro che qualsiasi emozione il futuro rivolgerà a quel giorno, io la proverò amplificata dal ricordo.
Non so che senso abbia mettere un link un'ora prima. Comunque, per quello che conta, io sto seguendo la diretta qui.

Oggi in bagno ho guardato la confezione risparmio di carta igenica. Ventiquattro rotoli, ventitre.
Ho pensato che forse uno di questi rotoli vedrà il giorno dela mia partenza da questa casa. Fa più tristezza di quello che sembra. "Bisogna che ci diamo da fare, ragazzi". Così ho mangiato la pasta con la panna.

sabato 17 gennaio 2009

Ombre di pasta

C'è una luce incredibile in cielo. Davvero strana. Che poi sono le 5 passate, ieri era già buio. Mi sa che il sole invictus ha vinto ancora. Aspettiamo.

Ieri ho mangiato un piatto di pasta col burro. Non avevo mai mangiato pasta con forme strane. Sempre guardata con curiosità nei negozi, compatita nei bazar pieni di suvenir nelle località di villeggiatura, rispettata nei sexy shop.

Beh, ieri mi sono mangiato "monumenti italiani di grano saraceno". Partiamo, come i grandi sommelier, dal'aspetto. All'occhio si presentavano sufficentemente dettagliati. Il Duomo di Milano era quello esteticamente migliore, col suo profilo inconfondibile. A pensarci bene inconfondibile perchè in Italia non ci sono stati i Maya con le loro piramidi a gradoni. Il Colosseo era un filino meno palese, ma sempre notevole nell'arte della riproduzione delle macerie. San Pietro ha sofferto nella cottura: le zone più interne sono rimaste sensibilmente più crude rispetto al cupolone. Le Torri di Pisa nere invece hanno raggiunto la cottura prima delle loro sorelle di altri colori. Chi ha sofferto maggiormente sono state la gondola veneziana, dalla cottura assotigliata fino a prendere le sembianze di una Torre di Pisa (anche con maggior realismo visto che la gondola cotta è pendente), ma soprattutto la nostra amata Italia. Diciamo che se il roccioso nord, arrampicato sulle Alpi, reggeva alla bell'è meglio, le zone meno continentali soffrivano del loro isolamento. Puglia che cerca di ricongiungersi con la Romagna e Calabria che alza la punta dello stivale come al passaggio di una bella donna. Ma la Sardegna è quella che mi dato più da riflettere. A volte ricongiunta alla Sicilia, a creare un super-regno isolano; a volte ritornata prodiga al sabaudo Piemonte, navicella spaziale che atterra sul pianeta che ha contribuito ad unificare; a volte distaccatasi finalmente dai legami imposti e migrante, in compagnia della gemella Corsica, nel mare sconfinato e meraviglioso del burro fuso sul fondo di un piatto.

giovedì 15 gennaio 2009

Generalmente V-day

Oggi ho provato a fare tutte le cose che devo fare per l'università. Cioè proprio tutte contemporaneamente. E non me n'è andata bene manco una.
Cioè una è proprio andata male male. Non ci saltava fuori un ragno dal buco, figuratevi dal mio primo database in Access.
Le altre sono andate peggio. Un sito internet che non sita e nemmeno internetta. Altre cartacce che devo fare e che proprio non è il mio mestiere.

Quindi da quando sono arrivato oggi in università (le 16.30) a quando si è svuotata perchè tutti se ne tornavano a casa (17.00) la calma ha tenuto. Poi è partito il concerto di vaffanculo a iosa, perlopiù rivolti allo schermo del computer e perlopiù scagliati senza eccessiva rabbia. Un filo velati di stanchezza, forse.
Uno se l'è beccato pure la donna delle pulizie. Che poi non capisce nemmeno l'italiano. E forse nemmeno l'olandese. Però per evitare il rischio potrei usare parole meno conosciute. Quella parolaccia che inizia per SB è la più sicura. Ultra-collaudata.

Poi va beh, mica si deve ridere sempre. Boh...

Boh anche il video che posto. La canzone mi è piaciuta, il pirata anche.
E poi pensavo che non è giusto che non tutti sappiano suonare il pianoforte. Non dovrebbe essere permesso. Lezioni obbligatorie per tutti, a scuola, al posto di scienze. Tanto prima che in laboratori ti crei un clone che ti tiene compagnia la metà...

mercoledì 14 gennaio 2009

Conosciamoli meglio

Mi si suggeriva di essere un po' più spiritoso nei miei post. E siccome un post che tenta di essere spiritoso e non ci ci riesce è comunque meglio di un non-post mi accingo a farvi partecipi di un po' di ilarità che mi circonda nel mondo dei testa di formaggio (il soprannome non è perchè odio gli olandesi, solo per rendere la pariglia al loro "pagliaccio di pasta" che ci becchiamo noi in uno spot sulla televisione olandese).

Allora, oggi come al solito i mandorlati balocco mi hanno fatto girare un casino le balle. Fanno un casino incredibile quando qualcuno parla, poi non ascoltano quello che devono fare e ti vengono a rompere le balle perchè non hanno capito. E se glielo dici (è una gentilezza che piano piano sto smettendo) assumono un'aria arrogante e saccente... che prima o poi gli strappo i 3 peli matti che hanno sul mento.

Ok, dopo lo sfogo, parliamo del motivo per cui oggi sono di buon umore. Mizza. Direttamente dalla Tanzania. Che per chi gliene fregasse qualcosa (pochi) si chiama così perchè è l'unione di Tanganica e Zanzibar, è tre volte grande l'Italia e ha 36 milioni di abitanti. E per chi gli piacciono le curiosità e la musica (molti di più) è la nazione dove è nato Freddy Mercury. E giù facce sorprese.

Colore buio pesto, questa trentenne dalla risata alla Whoopi Goldberg, sposata e commessa in una libreria nel suo paese, regala spesso grandi perle, che l'insieme scenico di movimenti e suoni rende unico, ma che anche a raccontarle mantengono un po' del loro fascino.
Tenete presente che di base c'è uno stupore per tutto quello che la circonda, un'incomprensione per tutto ciò che le viene dette, un annuire deciso quanto falso per tutto ciò che si muove. A parte il simpaticissimo suono che fa con le labbra e che sta a significare che è tutto ok (che sarebbe una cosa ancora migliore se non assomigliasse al rumore che moi occidentali facciamo quando rimaniamo attaccati alla 220) oggi si parlava di malattie.

Io: "Sembri un po' stanca oggi"
Lei: "Ho problemi a dormire, forse sono le medicine. Le sono andate a prendere venerdì scorso ad Amsterdam"
'Fino ad Amsterdam! - penso - Forse nessuno le ha spiegato che non bisogna viaggiare fino alla capitale per procurarsi dei medicinali'. Poi non resisto alla curiosità: "Perchè fino ad Amsterdam?"
"Un mio zio andava a Londra e venerdì ha fatto scalo ad Amsterdam, così mi ha portato la medicina"
La curiosità mi assale ancora: "Cosa ti senti?"
"Come se avessi la malaria"
Ok, questo non fa ridere... (a parte il fatto che il chinino penso lo vendano anche nella farmacia all'angolo, altrimenti puoi imbottirti di acqua tonica, come mi ha insegnato il dottor House)
A questo punto sono curioso: "Ma cosa ti senti?"
"Male alle ossa, mal di testa, stanchezza"
"Mizza, ci sono stati -10° fino a ieri l'altro, tu vieni da un paese africano -questo in realtà l'ho pensato - Sei sicura che non sia raffreddore"
Mi guarda con la faccia stupita. Penso non l'abbia mai avuto. Almeno qualcosa se la scampino pure loro. Le chiedo: "Hai la febbre".
Non capisce.
"Febbre, temperatura" e mi ficco le dita sotto le ascelle e in bocca a simulare un termometro.
"Ah - capisce - da noi si prova così" e mi mette il dorso della mano sul collo.
Molto bene...

Ultima perla di oggi, che mi ha proprio fatto ridere a crepapelle davanti a tutti...peccato non potervela raccontare gesticolando. Comunque.
Si parlava di famiglie e di fratelli. Dopo la noia dei ciaina (io non avere fratelli e sorelle...ma va?) parte Mizza: "Noi siamo in quattro fratelli, ma mio padre ne ha 5 tutti maschi, con 4 o 5 figli ciascuno. Potremmo fare un villaggio. Spuntiamo da tutte le parti" e accompagna la frase con il tipico movimentoche imita il crescere dei vegetali, con le dita delle mani tese ma congiunte (alla cabbò napoletana) e movimenti dal basso verso l'alto. E' allora che scoppio a ridere. Perchè è allora che mi ricordo il suo cognome: Fungo. E il pensiero di tanti Mizzini che spuntano come funghi mi fa sbiellare. Resisto a rivelarle il significato del suo cognome nella mia lingua (anche perchè forse dovrei giustificare un sacco di mushroom che io Pietro e Paolo ci scambiavamo a lezione ai vecchi tempi), ma sono già tanto più felice.

mercoledì 7 gennaio 2009

A volte ritornano. Cioè sempre

Eccomi qui. Di nuovo, ancora qui. L' Olanda ritrovata mi dona una connessione costante e un po' di malinconia.

Già tornato a lezione, non si trova il calore che servirebbe. Ma non è colpa dei termo, che pompano come non mai. Ma adesso mi rimetto in sesto, becco su la voglia di studiare che basta, un po' di entusiasmo per cose nuove da fare e da vedere e una buona razione di pazienza per quelle cose che mi mancheranno.

Ieri viaggio di "ritorno" alla mia piccola Deventer. Avventura quanto basta. Sveglia alle 6, le previsioni di neve non erano ben auguranti, meglio essere prudenti ed arrivare per tempo in aeroporto. Sono a Bergamo quasi 3 ore prima dela partenza prevista. Poi la neve ritarda tutti i voli di un ora buona. Quando salgo sull'aereo entro in un castello kafkiano. Gente da tutte le parti che urla, schiamazza, bestemmia, sacramenta, tossisce e sornaccia in maniera disgustosa. Forse ha ragione quel bel biondino che mi venne a trovare un mese fa a dire che sono razzista verso i miei connazionali. Ma stranamente tutti gli stranieri che individuo sull'aereo se ne stanno in silenzio, facendosi gli affari propri e non dando fastidio al prossimo. E poi provate voi a prendere un volo low cost con destinazione Paesi Bassi. Vi imbatterete in un umanità che personalmente mi disturba: ragazzotti intorno alla maggiore età che palesano lo scopo della loro breve vacanza con pantaloni troppo larghi e chili di metallo conficcati in faccia. Intendiamoci, io non ho niente contro mode o piercing: ma se tu ti cavi le scarpe (e sì, i pedi ti puzzano assai, te lo assicuro), tossisci a destra e a manca, urli gli affari tuoi con un tono di voce che neanche il miglior Pavarotti, bestemmi una miriade di divinità e fai di tutto per attirare un attenzione che non meriti...beh, allora mi susciti quasi più fastidio che pena. Ma è una gara dura, credimi.

Le vacanze a casa se ne sono andate. In un lampo neanche per idea! Ho fatto talmente tante cose che mi sembra di essere stato a casa per mesi. Riassumendo, innanzitutto il Natale in famiglia, a combattere con cene e pranzi l'incredibile inappetenza che mi ha colpito in Olanda, e che ha modificato il mio fisico fino a far gridare a tutti quanti rivedevo: "Come sei diventato alto!"....va beh! Poi 4 giorni con gli amici, a Montefiorino (proprio il paese della prima repubblica partigiana, chi ignora, prego colga l'occasione). Casa grande, la solita casa. Spettacolo di neve il 27 e 28 dicembre. Bobbate sulla camere d'aria, figata e divertimento, che la poca cognizione aumenta. Tempo insieme con lo scopo di passare del tempo insieme. Lo adoro.
Il 31 sera festa in maschera. Dopo un'altra bobbata che quasi mi costa la testa. La bambina del Mago di Oz si chiama Doroty. E aveva meno peli nelle gambe. A mezzanotte bruciamo Vissani, un minuto è vola via.
Lambrusco come se piovesse (in tutti i miei giorni italiani mi sono dato da fare in questo senso) e la notte si spegne su di un letto a castello. Senza più favole, però.

Questa immagine per la solita storia del dimostrare che c'ero.
Grazie al Lenti per la foto e per le camere d'aria. Grazie a Montefiorino per la discesa innvevata


Tante altre cose, che non ricordo già più o che non sono da dire. Comunque molto bello, tutto molto bello.
E adesso sotto con l'olandesità.


PS: ovviamente ricomincia anche l'olandese mangiante...buon appetito a tutti.

PPS: per tornare a un interrogativo non svelato, forza, fatemi vedere di cosa siete capaci... per ricapitolare siete arrivati alla conclusione che sono sia attori che cantanti... Chi si è avvicinato di più per ora è M. con West Side Story... però bisogna andare indietro di tanti anni...oppure aspettare 95 giorni.