giovedì 2 aprile 2009

Impressioni esaurienti

Ero in macchina e pensavo a come si percepiscono le altre auto quando si affrontano le rotonde. Non le guardi, sai che sono in un punto; azzardi con buona approssimazione che andranno in questa o quella direzione. Un po' come quando un'auto ti supera in autostrada. Se è esattamente di fianco a te non la vedi nemmeno negli specchietti laterali, devi sapere che è lì.
E fin qui niente di speciale.
Poi però ho pensato alla visione periferica. Ho fatto la prova guardandomi le mani mentre le allontanavo sempre di più, a destra e a sinistra, dal centro del mio campo visivo (la strada, ovvio, era diritta e poco trafficata). Ok, non male. Ma non male secondo che criterio? Nel senso: io non ho la più pallida idea di come sia l'ampiezza del campo visivo medio. Fin dove si deve spingere la mia visione periferica per essere considerata normale? Una bella frase di Paul McCartney che mi ha colpito ormai tanti anni fa è: "Non posso dire quanto sia speciale essere un Beatles semplicemente perchè non so cosa voglia dire non essere un Beatles".

Io ho pensato fino all'età di 11 anni di essere la sola persona al mondo a deglutire. Non ne ero nè fiero nè spaventato. Semplicemente credevo che fosse così.

Ho iniziato una berlla avventura, che mi fa uscire di casa la mattina alle 8 e tornare a casa la sera alla stessa ora. E per sfortuna del povero lettore, mi ha rinverdito l'abilità di digitazione, quindi le dita riescono a star dietro al pensiero, con il risultato che scrivo di più. Sono carico, contento.




Però c'ho una sensazione addosso di cose che cambiano che non riesco a ignorare. E allo stesso tempo una sensazione di altre cose che non cambiano che vorrei poter smentire.

Che la veda solo io la nube nera che da stamattina schiaccia le montagne a terra?


La piccola carica della sera. Leggera.