venerdì 25 dicembre 2009

Amore e Natale in frontiera

I can't do everything, but I'd do anything for you.
I can't do anything except be in love you. (Mark Knopfler, 1980)

Benvenuto tra noi. Benvenuto nel posto che forse più di molti altri abbisogna della sua presenza. Benvenuto tra coloro che hanno fatto del male al prossimo, e che ora cercano il riscatto nella sofferenza. Benvenuto tra i poveri, quelli che sanno di non esserlo abbastanza per potersi chiamare beati. Benvenuto anche fra quelli che credono di non credere, eppure anche loro oggi sono qui in mezzo a noi. E infine, benvenuto tra quelli che credono di credere più degli altri, e che ora gioiscono doppiamente visto che sono stati nominati per ultimi.
Buon Natale a tutti, e in particolare a quelli che, come le nostre famiglie, soffrono in questa giornata a causa nostra. (Milan Mazic, 3° reparto, 2009)


sabato 19 dicembre 2009

Candido Dante

Notte fredda. Ratta s'apprende.
Sonno e speranza.
Sveglia all'alba.
Precoce. Atroce.
Soffice. ovatta.
Primizia crescente, lucida insiste.



Arte portata, fissa gitana.
Schiude le porte. Pochi attraverso.
Calma immutata. Poi,
Rapida.
Sola.
Sciolta.


domenica 6 dicembre 2009

Voltare pagine

Ieri sera mi sono addormentato senza guardare la televisione. Dopo un po' di sere, mi sono imposto di scamparmela. Però non ho dormito presto lo stesso. Ho letto un libro. Anzi, ho finito di leggere un libro. Era sul mio comodino da un paio di mesi. Insieme ad altri tre. Tutti iniziati. Quattro libri insieme non li avevo mai cominciati. C'è un libro di Enzo Biagi, trovato nella libreria. Vecchio e mai letto da nessuno, un libro omaggio. Racconti di giornalista, quadri di vita di chi l'ha vissuta davvero, partendo dal piccolo borgo. Colpi di pittura a ritrarre realtà sempre più importanti, a reggere il pennello un grande talento e una grande umiltà. Ma il paragone affossa, meglio fare un passo alla volta. Poi c'è il romanzo del premio Nobel di quest'anno. Non perchè abbia vinto il premio Nobel, o almeno non solo. Perchè io, al paese dalle prugne verdi, ci sono legato mica poco. Là ci sono tanti amici, e anche qualcosa di più. C'è nato l'autore del libro più bello che abbia mai letto. Ci ho trascorso tanti bei momenti, ho incontrato tante belle persone, e anche qualcosa di più. Poi c'era Fahreneit 451, quello che ho finito ieri sera. Perchè mi ricordavo il titolo di un film di Truffaut, che non ho visto. Però, di Truffaut avevo visto un altro film, si chiamava "Gli anni in tasca". Ricordo ancora il titolo originale, L'argent de poche, l'avevo trovato più giusto, allora, quando nel bislungo laboratorio di nonsocosa delle medie fissavo il televisore poggiato sul carrello metallico. Che poi di Truffaut non ho più visto niente, spaventato dall'opinione positiva che qualcuno di noioso aveva del suo cinema. Però quando ho visto il titolo, in una libreria non mia, il dorso granata, il fuoco in copertina, allora l'ho aperto. E l'incipit, non c'è niente da dire, è proprio bello. Arrivare all'ultima pagina non è stato facile, ma adesso che l'ho finito si è liberato un segnalibro. Così sono andato oltre pagina 1 dei Racconti di Kolyma, di Salamov. Ne ha parlato Saviano, e ho pensato potesse essere interessante. Lo è. E' stato così anche per il libro di Saviano, ne parlavano tutti e ho pensato che potesse essere interessante. Lo era, ma non so dire se più o se meno. E vado avanti così.



Infatti sembra che si vada avanti. Si scrivono delle pagine di tesi. Ma si fanno anche tante cose che si facevano un anno fa. Comprare un sacchetto di caramelle tonde, bianche e polverose alla menta. Guardare film e partite su un computer. Svegliarsi tardi la domenica, farsi la doccia, uscire, rientrare e mettersi a suonare la chitarra. Mangiare, sempre la domenica, una baguette calda. E tante altre cose. Che poi se apri ancora di più, c'è da perdersi. Tipo stasera, che ho visto Billy Elliot in Tv mentre facevo altro, come decine di volte in cui gli facevo fare il compagno di studi nelle notti prima delle interrogazioni.

E ci sono cose che non sono proprio le stesse. Come la domenica pomeriggio, che è sempre sonnacchiosa e piena di tristezza, ma non più con la sensazione dell'imminente fine di qualcosa di bello. Oppure il fatto che le azioni non provocano i risultati che ti attendi. Perchè uscivo, e c'era freddo. Pedalavo e sudavo, e prendevo freddo. Che poi ero sempre in maglietta sotto la giacca perchè dentro faceva un caldo incredibile. Quindi anche gli sbalzi di temperatura non me li toglieva nessuno. E il mangiare irregolare, poco e male. Uscire a piedi nudi per prendere una birra nella fioriera usata come ghiacciaia. Aprire quattro finestre per cambiare l'aria. Andare a giocare a pallone a novembre poi farsi due chilometri in bici sudati. Tutto questo e non succede niente. Poi arrivo a casa, macchina per andare ovunque, pigiamino e pantofole, pasti mezzogiorno e sera, termo di fianco al letto, e vado a prendere il raffreddore. Ma vaffanculo.

In fondo, comunque, si va avanti.