martedì 24 novembre 2009

Non c'è niente da ridere

Via Emilia. Auto. Radio. Giornale radio. "Campegine. Furto in abitazione. Malviventi con il volto contraffatto e nessun accento si sono introdotti...". Io rido. E penso a quanto la visione della realtà sia soggettiva. Che cavolo vuol dire volto contraffatto? Cos'è, 'made in china'? C'è scritto sopra Docce & Gasbana? E cosa vuol dire nessun accento? Ok, che non erano africani, slavi, rumeni, asiatici (ma neanche francesi, svedesi e di alcuni cantoni della Svizzera). Però non penso che si possa dire senza accento alla leggera. Cioè: io mi considero senza accento, come penso faccia qualsiasi persona. Ma se mi sento registrato, perfino io mi rendo conto che fra me e una dizione mediocre c'è una discreta distanza fatta principalmente di esse. Quindi nessun accento vuol dire: uno di Campegine mi è entrato in casa e mi ha rapinato.
Ho pensato tutto questo in una frazione di secondo, mentre aspettavo che un furgone decidesse se voltare a destra o a sinistra. E' un pensiero, una cazzata.

Ma non ci trovo niente da ridere.

Perchè anche se è stupido, è pur sempre un pensiero. Mi viene da pensare sempre quando mi muovo. Allora, visto che ho sempre professato che per scrivere di qualcosa la si deve prima vivere, forse sono fatto per viaggiare. O forse non sono fatto per pensare, quindi non dovrei muovermi (e scrivere, ma non lo dite in giro).

La differenza, l'ago della bilancia, potrebbe essere che, di regola, la carica, l'energia, l'intraprendenza, la voglia di fare, mi vengono quando sono fuori. Però. In realtà non è che tutte queste carica energia intraprendenza voglia mi portino poi realmente a fare qualcosa. Se nella realtà nulla cambia, si deve decidere guardando al pensiero. E viene naturale preferire il vuoto dell'immobilità, perchè è molto meno penoso un'iniattività che viene da una mente vuota rispetto a una che vince progetti e propositi.

Intervallo - Giusto per chiarezza, scrivo queste cose lontano da casa, fuori, in movimento. Altrimenti, è ovvio, non starei pensando. Lo dico soprattutto per evitare che qualcuno che viaggia più di me (sopra e sotto) mi accusi di ipocrisia.


La speranza ce l'ho stampata addosso, più della pelle, più della maschera
Cazzo. Nostalgia. Che è come un muoversi nel tempo, nella memoria. E quindi viene da pensare. Che è male se sai che facce note si ritroveranno in luoghi noti, insieme. E tu non ci sarai. Mentre un altro 24 novembre c'eri, ci sono le prove, e non sono neanche troppo lontane da qui. Ma per questo fanno ancora più male. Perchè fanno viaggiare e fanno soffrire.

Leggere risolve molti problemi. Tornare li risolve tutti. Spegne la mente, e la fa stare bene.


La Moleskine è un marchio registrato. La Moleskine sta in tutte le tasche, anche quelle posteriori dei pantaloni. In emergenza anche in quelle davanti. La mia Moleskine non ha odore. Sono arrivato alla pagina della mia Moleskine in cui era ripiegato l'avanzo del segnalibro. E' scuro e color vinaccia. Vista controluce, la mia Moleskine ha sei coppie di piccoli forellini, lungo i tre margini senza rilagatura. E' il segno dei miei denti, quando le mie mani non bastavano più a sostenerla.

1 commento:

Ila ha detto...

Questo post mi ha fatto venir voglia di piangere. Sarà per la parte che va da "allora, visto che ho sempre professato..." alla storia che nella realtà nulla cambia, che riflette in modo incredibile il mio stato d'animo attuale. O sarà per la storia della nostalgia. O sarà, soprattutto, per la prima delle due canzoni (http://italospagnola.splinder.com/post/21707283/Lo+zucchero+%C3%A8+zucchero+davver ).

Non so, comunque mi hai immalinconita parecchio. E quindi non ho molto da dire. Tranne che, come ti ho detto, fossi in te ci sarei andata, a quell'incontro in luoghi noti. E che di me dicono che non ho accento, però giuro che non ho rapinato nessuno.