giovedì 26 febbraio 2009

Quiete e ossa rotte

Nostante l'allarmismo che si è diffuso, le notizie sono infondate, o meglio, inesatte. Comunque no, non sono ancora tornato a casa. Quello che ho fatto è stato sistemare la casa perchè il padrone mi dia i 400 euro di caparra, salutare per l'ultima volta professori, compagni e amici. Quello che ho fatto è stato guardarmi in giro, non piangere e suonare la chitarra. Far da mangiare più che mangiare, leggere ma scrivere anche. Divertirmi e sorridere, beh, quello sempre.




Quello che ho fatto è stato anche passare lo scorso week end a Maastricht in occasione del carnevale. "Sentito più che in qualsiasi altra parte d'Europa, escluse Venezia e Sitges" dice la mia guida Lonely Planet. Io a Venezia e sitges non ci sono mai stato, però a Maastricht c'era davvero una bella atmosfera. Niente carri enormi o complicati, niente coreografie spettacolari: la peculiarità era la voglia di divertirsi di tutti (intendo proprio la città, si sentiva il suo respiro) e la rilassatezza. Mancava quell'ansia di divertirsi a tutti i costi, insomma, la frenesia di noi giovani. Perchè la cosa più straordinaria delle vie di Maastricht erano le età delle persone che le affollavano: c'erano bambini in fasce (non so se avete presente il livello di tenerezza che fa un bambino di pochi mesi mascherato da carnevale), ragazzi, giovani e meno giovani, fino a canuti ottuagenari. E in questo miscuglio intragenerazionale la cosa ancora più curiosa era la naturalezza con cui si mischiavano nelle danze giovani e vecchi, madri e figli, nonni e nipoti, zii, zie e cugini. In questa puntina del pisellino dell'Olanda che si incunea fra Belgio e Germania non ce la faccio proprio a non divertirmi. L'unico neo è che la mia pessima conoscenza della lingua non mi permette di capire le parole delle canzoncine stupide che suonano. Sono una cosa ridicola, a sentirle la prima volta: "Bambinate!" viene da pensare. E invece, mentre passi da bar a bar e decine di orchestre e centinaia di altoparlanti continuano a suonartele nelle orecchie, ti accorgi che sono veramente di una semplicità felicizzante. Per cui tutto bello.





Adesso piove, il freddo non lo sento più. Aspettando Godot.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Non vedo le foto o qualunque cosa ci dovrebbe essere nei buchi bianchi che mi appaiono in mezzo al testo.

Comunque, mi spiace di aver contribuito alla diffusione dell'allarmismo. Giuro che non volevo! :D

Il Carnevale di Càdiz è tra i più famosi di Spagna, ma come sai non è stata un'esperienza positivissima. Invece, la tua descrizione dell'atmosfera di Maastricht mi ha rimandato al Carnevale di Màlaga. Mi dicevano tutti che, venendo dall'Italia, con le grandi tradizioni di Venezia & Co, ne sarei rimasta delusa.

Invece è successo il contrario, e proprio perchè nell'aria si respirava la voglia di divertirsi sul serio, senza sforzarsi per farlo e senza l'ausilio di troppi marchingegni strani. Anche lì le generazioni si mischiavano in un'unica piazza, coi loro discorsi satirici e le loro canzoncine folkloristiche che facevano sorridere un po' tutti...

Ho avuto l'impressione di autenticità che spesso alle nostre tradizioni carnevalesche manca. E nel tuo post ho colto la stessa identica cosa.

Forse è proprio perchè noi (esattamente come chi va a Càdiz a ubriacarsi, in fondo) affrontiamo il carnevale con lo spirito del "è carnevale, quindi mi DEVO divertire". Mentre altrove, come a Maastricht o qui, è una filosofia più giusta ad avere la meglio. Della serie "è carnevale, quindi mi POSSO divertire".

Decisamente, me gusta màs.

E, detto questo, la saluto cordialmente e vado a vedere le desperate housewives.